sabato 4 settembre 2010

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!



Chi non rinunzia a tutti i suoi averi.... è una frase su cui tante persone si sono fermate a pensare, a riflettere sul senso della vita, della loro esistenza e magari sono entrati in preda all'angoscia. Chissà perché?
La Parola di Dio di questa XXIII domenica del tempo Ordinario ci fa fare ancora una sosta per fermarci a riflettere sul senso della nostra vita, della nostra esistenza per vedere se siamo capaci di mettere, sopra ogni cosa, al primo posto Dio.
Forse anche noi siamo tra quelli che entrano in preda all'angoscia e il perché è semplice: siamo bravi a far tutto nella vita, a sentirci chissà chi, ma tutto questo non passa da Dio. La nostra vita non è piena di Lui. Alle volte non siamo nemmeno capaci di dire "grazie, Signore!". Eppure il salmista canta: insegnaci a dar senso ai nostri giorni per giungere alla sapienza del cuore (Sal 90,12).
Questo è un dono che proviene da Dio a qualunque età e condizione di vita. E' questo grande dono che dobbiamo chiedere al Signore.
Fermiamoci dinanzi a questa Parola che conduce alla salvezza. Fermiamoci quasi a tenerci compagnia, lasciandoci addolcire fino alle midolla da Essa perché ci insegni a riflettere e sopratutto a dare senso alla nostra vita.
Quante volte nonostante quelle cose belle che facciamo alla fine ci sentiamo tristi, angosciati? Dovremmo chiederci in quel momento: dove abbiamo messo Dio? San Paolo direbbe se non ho l'Amore a cosa mi gioverebbe?
Vediamo allora a cosa siamo attaccati e se siamo capaci di rinunziare. Il Signore ci invita ad entrare nella festa della vita, ma da cristiani coraggiosi che sanno rinunziare ai loro averi e mettere Lui al primo posto. Questo ci permetterà non solo di dare senso ai nostri giorni, ma di aiutare altri a saper dare senso alla loro esistenza.
Lasciamoci pervadere allora dalla presenza di Cristo. Che venga ad abitare nei nostri cuori. Egli è la nostra speranza, la nostra salvezza, il nostro medico, la nostra eredità.



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