lunedì 18 ottobre 2010

Mercoledì della XXIX settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Quest'oggi acclamiamo il Vangelo con le parole di Gesù: Vegliate e tenetevi pronti,perché, nell’ora che non immaginate,viene il Figlio dell’uomo.
Infatti, il vangelo di oggi (vedi Lc 12,39-48) ci presenta nuovamente l'esortazione alla vigilanza con altre due parabole: la prima è quella del padrone di casa e del ladrone (vv. 39-40) e l'altra parla del proprietario e dell'amministratore (vv. 41-48). Occorre saper attendere il Signore con lo stesso impegno che si richiede per prevenire un furto: il ladro non manda preavvisi. E' un avere in mano l'amministrazione della nostra vita e del rapporto con gli altri richiede da parte nostra la coscienza della prontezza nella saggezza: essere pronti e saggi, pronti nella saggezza e saggi nella prontezza.
Anche per i responsabili della comunità si prospetta la possibilità di un servizio fedele e intelligente o di un comportamento irresponsabile o dispotico. Come nell'assenza del padrone i servi rischiano di addormentarsi, così anche l'amministratore posto a capo della servitù può trascurare i suoi compiti e abusare del suo ufficio di provvedere alla servitù il necessario sostentamento.
La parola "servo" non è molto gradita ai nostri tempi perché è piena di concetti negativi. Ma è totalmente diversa quando pensiamo d'essere servi del Signore! Gesù ci dice che un servo autentico è beato perché è in comunione con il Padrone che è Dio stesso che ci fa partecipi della sua stessa vita. Essere un servo fedele significa non perderci in noi stessi, negli affanni, nelle preoccupazione meschine ma orientare la nostra vita nelle cose di lassù, aspettando il ritorno del Padrone, rimanendo fedeli in un servizio amoroso.
La parola "servo" è stata rinnovata in Cristo che ha affermato che lui stesso è venuto a servire e non per essere servito. Il nostro servizio a Dio non ha niente a vedere con ingiustizie, egoismi, maltrattamento, umiliazione. Tutt'altro! Essere servo di Dio ci porta alla vera libertà.
Il tempo presente richiede un grande senso di responsabilità, perché è gravido di eternità. Chi fa dipendere la sua vita dalle cose che ha, considera la morte come un ladro. Chi attende il Signore considera la morte come l'incontro desiderato con lo Sposo. Tutta la vita è una preparazione a questo incontro.
Continuiamo allora nel servizio fedele che non conosce barriere di qualunque tipo. Lo spazio del nostro servire è senza frontiere come quello di Gesù che vuole che tutti siano salvi. La vita diviene un'offerta di se agli altri nell'amore. Il cristiano è chiamato a prendere coscienza seriamente delle sue responsabilità davanti a Dio e ai fratelli.
Chiediamo al Signore di essere dei servi fedeli che camminano in piena libertà e gioia:
Signore, donaci l'umiltà e la sapienza di riconoscere che servire è regnare con te, è camminare con te.