martedì 5 ottobre 2010

Mercoledì della XXVII settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


"Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Una domanda precisa, rivolta oggi a Gesù (vedi Lc 11,1-4).
L'evangelista Luca ci presenta una versione più breve, ridotta all'essenziale, della preghiera insegnata da Gesù, che Matteo ha riportato nel discorso della montagna. Gesù è il nostro maestro di preghiera. Tutto quello che gli chiediamo ce lo insegna nel Padre Nostro: il compimento del suo regno, il pane quotidiano, la sua misericordia, la liberazione dal peccato, ecc.
L'evangelista Luca narra delle circostanze nelle quali Gesù ha insegnato il Padre Nostro ai suoi discepoli. Uno dei doni più preziosi lasciatoci da Gesù nella sua missione terrena, la preghiera del Padre Nostro, è data da una richiesta specifica dei discepoli.
Il Padre nostro è la preghiera cristiana fondamentale. Dunque è da questa preghiera del Signore che possiamo capire che cos’è la preghiera. La preghiera del cristiano è parlare con Dio chiamandolo Abbà, papà, babbo.
Scrive santa Teresa d'Avila: La preghiera è un intimo rapporto di amicizia, un trattenimento da solo a solo con colui da cui sappiamo di essere amati.
La preghiera è una necessità fondamentale di ogni uomo e soprattutto del cristiano; è il respiro di ogni anima credente. La preghiera non umilia l’uomo, ma lo esalta perché ne rivela la sua grandezza: l’uomo è l’interlocutore privilegiato di Dio.
Nel vangelo notiamo che i discepoli sono abituati alla preghiera del loro Maestro. Lo vedono spesso appartarsi a pregare. Gesù vuol scegliere dei luoghi e dei momenti particolari per rivolgersi al Padre. Le veglie notturne, la solitudine di un monte, il silenzio del deserto sono le condizioni ideali per questa preghiera.
Non è una cosa semplice entrare nella dimensione profonda della preghiera, di saper gustare profondamente il Padre. Più ti immergi in questa realtà, ne sussurri il nome, facendolo emergere dalle profondità del tuo io, più senti che ti sfugge, ti supera, ti avvolge. E la parola ti muore sulle labbra. Ti accorgi che il silenzio si fa pienezza di quel mistero che non riesci ad afferrare. Dio, il cui nome è impronunciabile, come dice la Bibbia, perché nessun termine è adeguato ad esprimerne la realtà.
Nella preghiera la prima attitudine richiesta è riconoscersi figli, bambini che si affidano totalmente al Padre comune. Seguono, quindi, le parole di lode a Dio perché il suo nome sia lodato e il suo regno venga presto tra gli uomini; e poi Gesù ci fa' chiedere il pane per la vita quotidiana ed anche il perdono vicendevole: pane e perdono, due dimensioni essenziali per la nostra vita.
Chiediamo allo Spirito che anzitutto ci riconosciamo come figli e che anche la nostra preghiera sia un momento di particolare unione con Dio perché Egli si riveli nella nostra vita.
per il Vostro approfondimento sul cammino della preghiera vi propongo una mia pubblicazione che potete trovare nelle librerie:
Un viaggio in compagnia dell'Amico. Per i sentieri della preghiera