sabato 1 ottobre 2011

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Vien facile nella vita cristiana scontrarsi con l'essere fedeli. Questa domenica ci scontriamo con una fedeltà che non si prova con una religiosità convenzionale e formalistica, come quella delle autorità religiose ebraiche, ma con un sereno abbandono ai mirabili insegnamenti di Colui che non è solo il Maestro, ma il Figlio stesso della Signore della vigna: il suo Erede. Questa eredità è espressa da tutta la liturgia della Parola con l'immagine della vigna e il Salmista ci fa ripetere: "La vigna del Signore è la casa d’Israele" (Is 5,7).
La nostra vita di ogni giorno si scontra con questa realtà. Il Signore però non sta a guardare. Isaia sembra riprenderlo come qualcuno che si interroghi: "Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi?" (Is 5,4).
E' l'amore che continua ad essere presente nella nostra vita... una vita non capace di interrogarsi, non capace di ascolto nonostante la fatica del contadino: "Ascoltate un'altra parabola" (Mt 21,33). E' pressante quest'invito ascolto, mi fa pensare proprio alla nostra religiosità convenzionale, asettica, che non porta frutto; perché il nostro orecchio non ascolta ma sente... e ci sta una bella differenza. L'ascolto implica una obbedienza mentre il sentire è pieno di suoni, rumori. E si vede bene dal proseguo del brano che raccoglie un clima di amarezza e di violenza.
La vigna di cui si parla è il regno di Dio. Però indica la Presenza di Dio in noi, dentro la propria storia, individuale e collettiva. Ognuno di noi è tenuto a coltivarla questa vigna, a farla fruttificare. Questo non è un compito che richiede una delega, perché tutti dobbiamo costruire la civiltà dell'amore. E' ora di smetterla di giocare a scarica barile aspettando i sacerdoti, i religiosi o un'assistente spirituale per  proseguire nella semina e nella cura della vigna.
In questa domenica, ci viene ricordato che questa presenza di Dio in noi, senza accorgerci, la stiamo uccidendo con il nostro egoismo ed individualismo sfrenato, con la nostra falsa religiosità.
Per fortuna Gesù conclude in maniera positiva tutto questo: l'amore di Dio non avrà mai fine. Non sarà il nostro peccato, il nostro tradimento, la nostra incapacità a fermare il suo progetto di salvezza per ottenere una vigna generosa di frutti di amore, di pace e di bene di cui la nostra Società ha tanto bisogno!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!


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* l'immagine è di Don Mauro Manzoni