martedì 28 febbraio 2012

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)


Gen 22,1-2.9.10-13.15-18  
Sal 115
Rm 8,31-34
Mc 9,2-10: Questi è il Figlio mio, l’amato.



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ACTIO

Ripeti spesso e vivi oggi la Parola:
"Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16).

Per una lettura spirituale


La trasfigurazione non è lo svelamento impassibile della luce del Verbo agli occhi degli apostoli, ma il momento intenso in cui Gesù non fa più che uno, mediante tutto il suo essere, con la compassione del Padre. 
In quei giorni decisivi egli è più che mai trasparente alla luce d'amore di colui che lo dona agli uomini per la loro salvezza. Quindi, se Gesù è trasfigurato, è perchè il Padre fa rifulgere in lui la sua gioia. L'irradiamento della sua luce nel suo corpo di compassione è come il fremito del padre che risponde al dono totale del suo Unigenito. Da lì, la voce che attraversa la nube: "Costui è il mio Figlio diletto! In Lui riposa tutta la mia compiacenza.... Ascoltatelo!".
Quanto ai tre discepoli, essi sono inondati per alcuni secondi da ciò che sarà loro dato di ricevere, di comprendere e di vivere a partire dalla Pentecoste: la luce deificante che emana dal corpo di Cristo, le Energie multiformi dello Spirito che dà la Vita. Allora essi sono rovesciati al suolo perché "Quello là" è non soltanto "Dio con gli uomini", ma Dio-uomo: nulla può passare da Dio all'uomo e dall'uomo a Dio se non per il suo corpo. Non c'è più distanza ormai tra la materia e la divinità: nel corpo di Cristo la nostra carne è in comunione con il Principe della Vita, senza confusione nè separazione. Ciò che il Verbo inaugurò nella sua incarnazione e manifestò a partire dal battesimo nei suoi miracoli, la trasfigurazione ce lo fa intravedere in pienezza: il corpo del Signore Gesù è il sacramento che dà la vita di Dio agli uomini. Quando la nostra umanità acconsentirà ad unirsi all'umanità di Gesù, parteciperà alla natura divina, sarà deificata (J. Corbon, Liturgia alla sorgente, Roma 1982, 81s).



* l'immagine è di Don Mauro Manzoni