mercoledì 3 aprile 2013

II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia (ANNO C)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Con la Domenica di Pasqua, Risurrezione del Signore, si apre un periodo festivo che dura 50 giorni: il tempo di Pasqua. 
Il tempo pasquale è considerato un tempo forte dell'anno liturgico, importante come la quaresima.
Il numero 40 indica il tempo della prova, dell'attesa, mentre il numero 50 (7 x 7 = 49 + 1; dove il 7 indica la completezza, la pienezza) è l'eternità, la perfezione della meta. Il tempo di Pasqua è il tempo liturgico dedicato allo Spirito Santo, che in questa Domenica se ne ripete il dono.
Siamo nell'ottava di Pasqua, l'antica domenica detta "In deponendis albis".  Il vangelo di Giovanni narra l’apparizione del risorto ai suoi discepoli il giorno stesso di Pasqua. 
I discepoli si trovano nel cenacolo, con le porte sbarrate “per timore dei giudei”. Viene Gesù e, con il suo saluto di pace, la paura dei discepoli si trasforma in gioia. Paura e gioia, atteggiamenti puramente umani, ma l'evangelista Giovanni vuole indicarci un "luogo teologico", cioè l’uomo davanti alla realtà. 
La paura è l’atteggiamento di chi percepisce la realtà e gli altri come ostili; la gioia è piuttosto la fiducia e la pace con cui il credente guarda il mondo intorno a lui.
In Tommaso scoppia la sua incredulità e dovette «vedere» per credere. Per tutti noi, oggi, crediamo senza aver visto, sebbene Cristo si accosti a noi con segni diversi della sua presenza gloriosa indicati dalla Liturgia: i sacramenti.
Questi sacramenti pasquali, non dimentichiamoli, sono i segni della fede; anche la colletta, ispirata a 1Gv 5,6-8 chiede e insiste sulla fede.
La pericope chiude il vangelo di Giovanni ed è considerato la “prima conclusione” del quarto vangelo che si chiude, quindi, con la figura di Tommaso. A questa figura, dunque, viene dedicato tempo, spazio, importanza. 
Dove sta, allora, la grandezza di Tommaso? La grandezza di Tommaso sta in ciò che chiede di vedere. C’è una fede che Tommaso sa di dover chiedere, ma questa fede nasce dal vedere e toccare i segni della passione del Signore, i segni della continuità tra la croce e la Risurrezione. Questi sono i segni che Tommaso chiede di vedere: i segni che trafiggono la nostra fede, ma che in una tomba vuota, risorge! Infatti, possiamo definire questo giorno come la domenica di Tommaso, di quel Tommaso che si fa prototipo di ogni credente, perché recuperi l'esperienza dell'incontro con Gesù Risorto.
Però, con il racconto dell'esperienza di Tommaso, la liturgia ci invita a ravvivare la nostra fede come un nuovo modo di vedere.  Infatti, in questa domenica, Gesù ripete ancora una volta per tutti noi: "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!".
Credere, quindi, è un nuovo modo di vedere, di sentire, di sperimentare (M. Perroni) l'incontro con il Risorto.
A ciascuno di noi, il dono di sperimentare questo nuovo incontro con Cristo Risorto!

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!

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