sabato 29 giugno 2013

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Siamo arrivati alla XIII domenica del tempo ordinario, il tempo della nostra ferialità, il tempo del cammino. In questo cammino, in cui spesso ci sentiamo soli, qualcuno prima di noi ha fatto il suo cammino: Gesù di Nazareth.
E' un esempio che gesù ci da': camminare, perché? Santa Teresa d'Avila ci da spiegazione di un possibile perché: chi percorre "questa strada senza fermarsi fino al termine di essa, fino a giungere a bere di quest'acqua di vita, è cosa di grande importanza come debbano cominciare: devono prendere una risoluzione ferma e decisa di non arrestarsi prima di raggiungere quella fonte, avvenga quel che avvenga, succeda quel che succeda, si fatichi quanto bisogna faticare, mormori chi vuol mormorare; bisogna tendere sempre alla meta, a costo di morire durante il cammino" (Cammino di perfezione XXI,2). E' quanto notiamo nella pagina evangelica di quest'oggi: Gesù deciso, o come dice l'originale del testo, indurì il volto, per andare in risalita, verso Gerusalemme.
Il cammino del cristiano è un cammino ascensionale: nasce dal grembo del Padre e ritorna in quel grembo accogliente, pieno di vita, di futuro, di risurrezione.
Durante il cammino questa proposta può essere accolta, un po' perché attratti chissà da quale attenzione miracolista e che assume una situazione di comodo. Per Gesù non c'è comodità (v. 58) ma radicalità all'ascolto obbediente del volere del Padre.
Già il verbo usato nella scuola rabbinica «seguire qualcuno» per esprimere i rapporti maestro-discepolo, presuppone la radicalità della risposta e l'originalità delle esigenze di Gesù: il servizio esclusivo e assoluto alla sua causa, l'entrare in comunione di vita e di destino con il Signore, l'essere per sempre discepolo dell'unico Maestro che solo chiama a seguirlo.
Il servizio, il seguire Gesù implica la prontezza alla sequela incondizionata «dovunque andrai». 
Per seguire Gesù bisogna essere attratti dal suo volto misericordioso. Il volto di Gesù è duro, sì, ma nella sua misericordia. La misericordia ora può dare fastidio, perchè cerchiamo la comodità, il nostro modo di pensare. Eppure gesù ripete sempre che il cammino, il suo esodo è l'esodo dell'amore. E' come quel roveto che arde e non si consuma (Es 3,20).
E' necessario allora la totale dedizione, svuotandoci del nostro "io", ogni giorno e mettersi in cammino. Abbiamo un nuovo aratro su cui mettere le mani: l'evangelizzazione.
Aderiamo allora alla chiamata di Dio con tutto il nostro cuore e con tutta la nostra anima.

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!

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