sabato 17 gennaio 2015

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI





Care sorelle e cari fratelli in Cristo,
        la grazia e la pace del Signore Gesù, unico nostro Redentore e fondamento sicuro della nostra fede comune, sia sempre con voi!
        La proposta di preghiera e di riflessione che in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci arriva dal Brasile, e per la quale siamo riconoscenti ai nostri fratelli che testimoniano la fede al di là dell’Oceano, ci porta quest’anno a sederci tutti attorno al pozzo di Giacobbe: forse affaticati per il viaggio, come Gesù, forse incuriositi, turbati, ma anche aperti alla conoscenza di quell’uomo capace di un discorso chiaro e profondo, così come succede alla donna di Samaria. È l’evangelista Giovanni a presentarci questo racconto (4,1-42), che costituisce il tema di fondo di quest’anno.
        Almeno due atteggiamenti si intrecciano quindi in questa pagina dell’evangelista teologo, come Giovanni viene definito in particolare dai nostri fratelli di Oriente; atteggiamenti che rivelano due storie, due vite, due persone, cioè quella del Maestro e quella della Samaritana, ma atteggiamenti nei quali anche noi possiamo riconoscere molto della nostra esperienza di donne e di uomini credenti.
        Innanzitutto Gesù, seduto presso il pozzo, affaticato per il viaggio. Quanto spesso anche noi sediamo affaticati, nei nostri circoli, nelle nostre accademie, nelle chiese o nelle piazze dove si sviluppa la nostra quotidianità; quanto spesso anche a noi sembra di non avere più quella forza necessaria per il cammino, forse nemmeno il desiderio di camminare, la spinta propulsiva capace di rimettere in moto. Il cammino della fede e in particolare il cammino verso l’unità dei credenti in Cristo a volte dà l’impressione di essere quasi bloccato, o quanto meno affaticato per un viaggio che certamente gli ha fatto conoscere delle tappe importanti, ma che ora sembra rallentato, assopito. Al punto che quella richiesta del Signore, “dammi da bere”, può diventare l’espressione della sete di ciascuno di noi: sete di senso, sete di novità, di gesti significativi, di incoraggiamento, sete di vedere ostacoli che si allontanano e traguardi che si avvicinano. È una sete profonda, capace di interrogare quotidianamente quanti si appassionano per l’ecumenismo; quella stessa sete poi che sono costretti a condividere tanti fratelli che, loro malgrado, vivono sulla propria pelle il dramma del contrasto, della discriminazione razziale o religiosa, della divisione, della guerra…
        “Dammi da bere”: a chiedere dell’acqua è il Signore stesso; è il Figlio di Dio fatto Uomo; è Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere, Colui per mezzo del quale tutte le cose sono state create, Colui che non ha né inizio né fine, Egli chiede da bere alla donna di Samaria, a me, a te, a ciascuno di noi! È Dio che si fa Uomo fino in fondo, al punto da far sua la nostra sete, al punto da condividere quella sete di certezze che è tipica dell’esistenza di ognuno di noi. Cosa significa  questo? Significa che sul cammino dell’unità non siamo soli; significa che il desiderio di intravvedere il traguardo di una comunione sempre più piena non è un desiderio solo nostro o di chi si spende per l’ecumenismo e il dialogo tra i discepoli del Maestro; no, è il Maestro stesso che condivide questo cammino, è Egli stesso che lavora, spinge, incoraggia, prega affinché questo traguardo si avvicini. E l’acqua che Gesù chiede a noi è l’acqua della nostra fiducia.
        Chiunque abbia un’esperienza di cammino in montagna, su una via di pellegrinaggio antica o moderna o altrove, chiunque abbia la possibilità di muoversi a piedi, sa che, mentre il sedersi affaticati e il cercare da bere è assolutamente normale, il rimanere seduti nasconde però il rischio di non volersi più rialzare. Ecco, Gesù ci invita proprio a questo: a non rimanere seduti! Ci spinge, il Signore, a non lasciare spazio alla stanchezza e men che meno alla delusione, o a quella rassegnazione che fa credere che ciò che si poteva dire e fare in campo ecumenico è ormai stato compiuto e che ulteriori sviluppi sono improbabili, se non addirittura impossibili. “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Non ha dubbi il Signore: dobbiamo (o dovremmo…) essere in un atteggiamento continuo di supplica, per avere anche noi di quell’acqua viva.
        Ecco il grande valore allora di una Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: quello di unire le voci per chiedere insieme il “dono di Dio”. Ed è quanto mai significativo e bello, appunto, il farlo insieme. Lo sappiamo e lo crediamo: la forza di una preghiera fatta insieme è analoga a quella delle molte pietre che costituiscono un unico muro: si tengono insieme l’una con l’altra, si consolidano, non lasciano spazio a fratture e mantengono salda tutta la costruzione. Così è la preghiera che unisce tradizioni, abitudini, lingue diverse: molte “pietre” che costruiscono un unico “muro”, molte voci che condividono un unico ritmo di preghiera.
        E così, forse senza nemmeno accorgercene, pregare insieme ci permette di anticipare quella stessa unità che insieme chiediamo. Ecco il “dono di Dio” che Gesù vorrebbe offrire alla Samaritana e, attraverso di lei, a ciascuno di noi: il dono di essere una cosa sola, realisticamente anticipato nei molti toni di voce di una preghiera unica. Unità non ancora realizzata e allo stesso tempo già sperimentabile: non con l’illusione di un traguardo raggiunto, ma con la spinta propulsiva di una partenza sempre nuova, per un cammino sempre possibile.
        Certo, però, “se tu conoscessi il dono di Dio”, afferma Gesù. A indicare il fatto che non è scontato, che il dono dell’unità va conosciuto, cercato, desiderato ardentemente. Tutti noi dobbiamo chiederci fino a che punto conosciamo questo dono di Dio, se lo desideriamo realmente nelle nostre attività e riflessioni, se proviamo a creare lo spazio necessario affinché il dono dell’unità sia cercato dai fedeli, dalle comunità, da noi stessi. Se davvero conoscessimo il dono di Dio e la potenza di quell’acqua viva che egli ci offre nel suo Figlio Gesù, non ci sarebbe più futuro per quel certo senso di rassegnazione e di abbattimento che talvolta allaga il campo dell’ecumenismo, e che è il segnale che forse conosciamo più le nostre incertezze e perplessità che non il dono di Dio. Che cosa allora conosciamo di più? Che cosa desideriamo realmente conoscere e sperimentare più da vicino? È proprio così che acquista grande importanza anche l’atteggiamento della donna di Samaria, che nel suo interloquire col Maestro rappresenta certamente tutti noi. Un atteggiamento incuriosito e turbato forse dalla sorpresa di trovarsi di fronte un Giudeo che le chiede da bere, così come noi abbiamo il diritto di restare anche turbati di fronte alle sfide che il Signore ci lancia con il suo vangelo; ma allo stesso tempo sappiamo di essere invitati a conoscere il Maestro, ad entrare sempre più nel suo stile di vita, a far nostra la sua stessa sete di unità. La donna di Samaria ha aperto il suo cuore al Cristo, ha intrecciato la sua sete di verità con l’attesa profonda di Gesù, quella di incontrare la vita dell’uomo.
        Carissime sorelle, carissimi fratelli in Cristo, questo oggi viene chiesto anche a noi: confidare al Signore la nostra sete di senso e aiutare i nostri fratelli in umanità a fare altrettanto; portare gli uomini e le donne del nostro tempo a conoscere il dono di Dio, e farlo insieme, come discepoli che riconoscono la diversità e la ricchezza delle tradizioni di ciascuno, ma che sperimentano allo stesso tempo la forza dell’unità.
        Possa allora il Signore benedire tutti i gesti di comunione di cui si fanno costruttori i nostri pastori in via ufficiale e tanti nostri fedeli nella ferialità dell’esistenza. L’unico nostro Maestro ci conceda di confermare il cammino comune verso la pienezza dell’unità; il Figlio unigenito dell’Onnipotente ci doni di dissetarci dell’acqua che lui s tesso ci dà: acqua di verità, che possa purificare gli occhi del nostro cuore e renderli più capaci di intravvedere i segni di comunione che abbelliscono il nostro cammino, lo rafforzano e lo guidano verso una unità sempre più concreta.


Chiesa Cattolica
✠ Mansueto Bianchi
Vescovo di Pistoia
Presidente, Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI

Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Pastore Massimo Aquilante
Presidente

Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta ed Esarcato per l’Europa Meridionale
✠ Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale