giovedì 11 ottobre 2018

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

LA STRADA...
INQUIETO DESIDERIO DI DIO

Continua l'insegnamento di Gesù e continua lungo la strada. La strada raccoglie tutta la vita, ne narra le storie.
Anche questa domenica ascoltiamo una vecchia e nuova storia: desiderare Dio, desiderare la vita eterna. È riportato nella Sacra Scrittura: «Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 42). Il Catechismo della Chiesa Cattolica si apre proprio con la seguente considerazione: «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa» (n. 27). Sant'Agostino anela a Dio esprimendosi così: «Il nostro cuore è senza pace finché non riposa in te» (Confessioni).
Nel brano evangelico odierno incontriamo subito una umanità inquieta ("un tale gli corse incontro") e, alienata e angosciata, che non ha pace, che è posseduta ("gettandosi in ginocchio davanti a lui"), schiavizzata da uno spirito impuro (idolo). La strada raccoglie una falsità del credere adombrata da una profonda nostalgia di Dio, che si manifesta in diversi modi e con tante difficoltà.
Lungo la strada però avviene l'incontro con Gesù di Nazareth, con Dio ("Maestro buono"). Un incontro particolare, un incontro pieno d'amore, con uno sguardo che penetra dalla superficie per arrivare al cuore del problema. Questa superficie nel vangelo ha il nome di "comandamenti" e se ci facciamo caso sono in riferimento agli altri. Quanto è facile parlare degli altri. Lo possiamo fare bene e lo possiamo fare male. Sempre però facilmente.
Nel vangelo il problema non sono gli altri ma il cuore dell'uomo. C'è un cuore che non è capace di incrociare lo sguardo d'amore di Gesù perché schiavo di un idolo; il vangelo parla di ricchezze e la ricchezza è tutto ciò che mi lega e di cui ne sono schiavo e che spesso mi piace averle; tenerle per me senza condividere, come il "tale" del vangelo che "si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni".
Eraclito sosteneva che “quando sogniamo ciascuno ha il suo mondo, ma quando ci svegliamo siamo tutti nello stesso mondo”. Questo tale fa fatica ad attuare questo passaggio: dal sogno alla realtà. Ciò avviene quando la persona incomincia ad accettare il mondo, quello che gli si presenta con la sua realtà concreta. Svegliarsi significa allora cominciare un processo di trascendenza, cioè un processo in cui non ci sono solo io e i miei desideri, ma devo prendere atto della realtà che ho di fronte, liberandomi dai molti falsi idoli che mi stanno stretti.
Ecco qui il paragone del cammello che riesce a passare per la "cruna di un ago" a differenza di quanti sono schiavi di se stessi.
Lasciare tutto, insegna il vangelo è anzitutto mettere Dio al centro di ogni cosa, è un lasciare a causa del vangelo per ricevere quella pace interiore, per ricevere Dio. Ciò non significa una vita facile. Marco nel vangelo dice: "insieme a persecuzioni". 
Preghiamo perché il nostro cuore sia sempre aperto alla parola di Dio e disponibile ad affidarsi a Lui, condividere la propria ricchezza, la propria vita con gli altri ed avere "la vita eterna nel tempo che verrà".

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!

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immagine, fonte: https://www.la-domenica.it/xxviii-domenica-del-tempo-ordinario-2018/#2630