sabato 3 novembre 2018

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

AMERAI


Anche questa domenica abbiamo un incontro. Un incontro già ripetuto con altre sfumature. 
Gesù da qualche giorno è a Gerusalemme e qui ha delle dispute con sadducei, erodiani, farisei. Nel brano odierno abbiamo uno scriba. Non è la prima volta che Gesù ha da discutere con uno scriba, ma in lui c'è qualcosa di diverso.
Un aspetto che possiamo cogliere dello scriba è che non si barrica dietro a un titolo. Noi oggi se una determinata persona non ha un titolo, un bollino, la declassiamo ipso facto. Ebbene lo scriba tutto questo non lo fa. Anzi, accostandosi a Gesù, lo chiama Maestro. Riconosce in Gesù un carisma, un qualcosa che va oltre l'apparire e domanda: qual è, nella Legge, il più grande comandamento? 
Un desiderio profondo che in Israele tutti conoscevano bene qual era. Del resto anche oggi, tutti noi, ci vantiamo di sapere qualcosa di Dio ma non tutti conduciamo una vita secondo Dio.
Gesù, il Maestro, non ha problemi a rispondere. Nel rispondere non si rifà alle Dieci parole, ma al cuore della Legge e dice: tu amerai. 
Il verbo è messo al futuro. Non significa "che farai in seguito". Esso è un verbo che lascia intravedere un amore infinito, come l'amore di Dio per noi: infinito. L'amore fa parte del percorso di fede. Ad ognuno la risposta a questo corteggiamento di Dio.
Ecco perché Gesù non dice niente di nuovo. La sua risposta è nella Sacra Scrittura, perenne corteggiamento di Dio. Se vogliamo cogliere il nuovo in tutto questo la parola è una sola: amerai.
Qui la nostra fatica ed è tale perché abbiamo allontanato dalla nostra esistenza questo comandamento dando origine ai nostri mali, ai nostri fondamentalismi, alle nostre arroganze, al nostro individualismo.
Non sappiamo mettere al centro Dio. Prima "le mie cose" e poi se c'è spazio metto Dio e, facendo così, dimentichiamo di amare l'Amore, così come denunciava una mistica fiorentina: S. Maria Maddalena de' Pazzi.
Se amo Dio, amo ciò che lui è: vita, compassione, perdono, bellezza; ogni briciola di pane buono, un atto di coraggio, un abbraccio rassicurante, un'intuizione illuminante, un angolo di armonia. 
Arrivare alla santità non è come fare una dieta prescritta o stare attenti a ciò che si mangia.
La pagina del vangelo riporta l'aggettivo "tutto" per quattro volte: questo tutto è il nostro essere: cuore, mente, anima, forza. Se amassimo in questa maniera, vivremo meglio. Perché l'amore è guarigione dell'essere e per iniziare ad amare bisogna essere capaci di ascoltare. Infatti, la prima cosa che dice Gesù è «Ascolta, Israele. Questi sono i comandi del Signore... perché tu sia felice» (Dt 6,1-3). Non c'è altra risposta al desiderio profondo di felicità dell'uomo, nessun'altra risposta al male del mondo che questa soltanto: amerai Dio e il prossimo. 
La santità parte dall'ascolto. Lo scriba riconosce questo e non è lontano dal Regno di Dio. Non siamo lontani dal Regno di Dio quando dentro di noi iniziamo ad ascoltarci, quando cerchiamo la verità, quando cerchiamo l'amore.
Alla fine il vangelo ci lascia un po' sospesi per capire cosa succede dopo. Il dopo tocca a ciascuno di noi, se veramente ci poniamo in atteggiamento di ascolto per poi amare, se siamo coerenti con il nostro battesimo.

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!

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immagine, fonte: https://www.la-domenica.it/xxxi-domenica-del-tempo-ordinario-2018/