martedì 15 gennaio 2019

Mercoledì della I settimana del tempo ordinario


DALLA SINAGOGA ALLA CASA (Mc 1,29-39)


+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.


Siamo nel tempo ordinario e Gesù, anche lui, vive la dimensione dell’ordinarietà. Questa dimensione è accompagnata dalla misericordia.
C’è una fatica da parte nostra: guardare con occhi misericordiosi, perché la misericordia del Signore possa sempre più avvicinarsi alle miserie e portarvi rimedio.
Un aspetto da vivere è quanto viene racchiuso ogni volta che entriamo in chiesa per celebrare. Abitualmente celebriamo e ritorniamo nella nostra routine, dimenticando l’incontro.
Si dimentica un incontro perché non ci piace, non rientra nei nostri schemi. Ma perché dimentichiamo l’incontro con Dio? Forse perché non siamo innamorati e quindi incapaci di vivere quel momento intimo fuori dal Tempio e magari anche dentro il Tempio (visto che non sappiamo stare in silenzio).
Oggi Gesù ci dice che si può fare. Egli va dalla sinagoga (Tempio) alla casa. La casa diventa il luogo di incontro con Dio.
Nel vangelo è la casa di Pietro che si fa accoglienza dell’altro, accoglienza di Gesù che entrando subito proclama la Parola e guarisce. È l’inizio della fede.
La fede ha inizio dal pianerottolo di casa dove accolgo la Parola, dove ascolto la Parola e dove inizia un cammino di guarigione. Il pianerottolo non è proprio dentro e fa da cerniera. È il nuovo fonte battesimale che mi permette di fare l’incontro, di guarire, di rinascere. Tutti abbiamo bisogno di percorrere questo cammino.
Il cammino non è fatto espressamente in un luogo sacro. Il luogo sacro è ristoro, verifica, rinforzo, confronto. Dio non vuole essere rinchiuso ma vuole entrare in tutti i cuori, ovunque si trovino, e sanarli. Il sanare il cuore non è una questione miracolistica ma riguarda il servizio.
Tutti chiamati a servire e il servizio parte da un cuore umile e soprattutto sanato dalla misericordia di Dio. L’esempio l’abbiamo con la suocera di Pietro: dopo la guarigione si mette a servire.
Anche noi siamo stati guariti per servire e non per conservare integro l’incontro chissà in quale angolo di casa o sacrestia. Non possiamo soffocare lo Spirito che continua ad operare.
Allora è importante la preghiera, quell’intimo e intenso rapporto con Dio perché le nostre giornate, la nostra vita sia sempre illuminata da Lui, anche se questo può portarci verso nuovi pianerottoli, nuove realtà, nuovi volti. Un continuare ad unirci alla passione di Gesù.