giovedì 18 aprile 2019

DOMENICA DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE (Anno C)

LA RISURREZIONE NELL'INCERTEZZA DELLA FEDE

«Sono risorto, e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano, è stupenda per me la tua saggezza. Alleluia». Così recita l'antifona d'ingresso alla Messa, che apre la Liturgia "il mattino di Pasqua". 
Il Vangelo, però, ci riporta al sepolcro sul luogo di morte come se non avessimo vissuto il dramma di Gesù, la sua passione, la sua Pasqua. L'evangelista Giovanni, infatti, sottolinea che "era ancora buio".
Allora è da chiedersi: stiamo celebrando in sincerità la Pasqua del Signore, oppure brancoliamo ancora nel buio?
Il primo giorno della settimana è un giorno eucaristico in movimento: è la fede che cammina, corre, vuole schiarirsi. Buio, pietra, sepolcro; sono tre parole che racchiudono la nostra vita, una vita da schiarire. In queste tre parole c'è un chiaro richiamo al nostro modo di vivere, alla nostra cecità, alla nostra incapacità di vedere, di capire, a quel "stolti e lenti di cuore" (Lc 24,25).
Dietro a questa cecità, dietro a questa chiusura sepolcrale ci sta il desiderio di capire. La corsa è la corsa della fede. Una fede da condividere, da confermare. Ma non è salda, è un po' convulsa. Il segno di una pietra sepolcrale ribaltata, sconvolge di buon mattino tutto il nostro essere, compreso la fede, quella stessa fede che è in movimento. 
La motivazione di questo, dice l'Evangelista, è perché "non abbiamo compreso la Scrittura", cioè non abbiamo compreso tutto quello che è scritto di Lui attraverso le pagine della Bibbia, nonostante le varie spiegazioni che abbiamo ricevuto. Forse è normale, basta guardare ai nostri giorni a coloro che sono "più vicini a Dio". È la fatica del credere: siamo ancora col cuore dentro il sepolcro del proprio io.
Insieme a questa fatica due discepoli. Due in particolare: Pietro e "l'altro discepolo, quello che Gesù amava", anche loro corrono al sepolcro di Gesù, escono dal loro sepolcro.
Anche per questi due discepoli c'è un movimento particolare, bello e prezioso. Il movimento di una Chiesa in cammino: un cammino veloce per chi ha il cuore adagiato sul petto di Gesù e un cammino lento, per chi si attarda ad assimilare il tutto. Questa sarà la Chiesa di sempre ed è la Chiesa della Pasqua, in quanto è il cammino dei conrisorti.
I segni del credere cominciano ad evidenziarsi, occorre saperli vedere con una intuizione profonda. Non basta il segno di una pietra tolta, di un sepolcro vuoto, di bende e sudario lasciati lì. Occorre comprendere la Scrittura.
Il mattino di Pasqua è il giorno per comprendere la Scrittura. Il discepolo che Gesù amava, l'abbiamo visto sempre in Giovanni. Gesù ama ogni suo discepolo. Impariamo ad essere il discepolo amato, a risorgere con Cristo, a comprendere la Scrittura. La Scrittura ha bisogno della fede per essere compresa, e la fede ha bisogno dei piccoli segni della quotidianità, dei semplici eventi che attraversano la vita che devono essere osservati con attenzione.
In questi nove versetti, viene descritta l'incertezza della nostra fede. Una fede che va alimentata. Per farlo bisogna correre, cercare, scavare nel giardino della Scrittura. Certamente troveremo un limite, come il limite di Simon Pietro. La stessa Scrittura, però, ci aiuta ad entrare in un mistero più grande e di riportare la grandezza di quel mistero nella quotidianità dei nostri giorni.
In questa domenica di Pasqua, anche noi andiamo al sepolcro ma non per piangere, non per continuare a mettere pietre sopra il sepolcro, nonostante le varie ingiustizie, guerre ma per esultare insieme a Colui che è Risorto, insieme a Colui che tutto può, se il nostro amore è fedele.
Allora sì che sarà Pasqua del cuore dove sboccerà, sicuramente, una nuova primavera dello Spirito e salmeggiare così: Sono risorto, e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano, è stupenda per me la tua saggezza (cfr. Sal 139,18.5-6).

Buona e Santa Pasqua di Risurrezione a tutti voi!





immagine: www.sanbiagiofano.it