martedì 21 maggio 2019

Mercoledì della V settimana di Pasqua

RIMANERE IN LUI PER CRESCERE E FIORIRE


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


Una bella pagina quella dell'evangelista Giovanni che ama molto il verbo «rimanere». Oggi, troviamo questa parola dentro l'immagine semplice, bella ed efficace della vite e dei tralci. Credo, che per tutti, che con questo verbo, Gesù ci svela un segreto per un cammino spirituale. Infatti, è un verbo di quiete.
Oggi facciamo fatica a fermarci, a fare silenzio, sembra che ci siamo amalgamati nell'agitato e caotico continuo tran tran della vita odierna.
Per la nostra vita spirituale, nelle nostre giornate, è diventata una necessità la quiete contemplativa. Anche la Regola del Carmelo la raccomanda. Essa non è altro che la linfa che alimenta la nostra vita: Gesù. Solo Lui è capace di dare al nostro cuore forza, serenità, luce, gioia e pace. Solo restando ancorati a lui possiamo portare frutti, crescere, fiorire. Senza di lui, tutto questo non ci sarebbe. Se Gesù, il Maestro, fa' caldamente quest'invito è perché troppo spesso la nostra vita è "soffocata" dalla fretta e dall'ansia, ecco perché è importante crearsi un piccolo angolo che ci unisce a Dio: nel silenzio, nell'ascolto, guardando dentro di noi, bastano pochi minuti per vivere tutto questo ed  avere uno sguardo nuovo, rimanendo legati alla vite, a Gesù.
A quest'invito segue l'affermazione: «senza di me non potete far nulla». Questa parole sembrano il negativo della nostra vita cristiana. Spesso avanziamo pretese, vanto di riuscita anche nella vita spirituale perché ci sentiamo arrivati, ci sentiamo un gradino sopra Dio: siamo davvero degli stolti! 
Solo rimanendo uniti a Gesù, solo con quella relazione d'amore profonda con Dio riusciremo a poco a poco ad assimilarci a Lui, al suo modo di pensare, al suo stile di amore. 
Poniamoci una domanda: cosa realmente cerchiamo? Noi, nella vita, cerchiamo tutto quello che ci appaga pur di trascurare Dio, lasciamo che le cose di cui ci appropriamo diventano il nostro dio, lasciando cadere qualsiasi valore della vita. Ecco perché troppe volte emergono divisioni e giudizi proprio all'interno delle nostre realtà comunitarie ed ecclesiali che dovrebbero essere assoluta trasparenza di Dio. E se quello che facciamo si riduce a nulla, spesso è proprio a causa della nostra miseria che accade perché non cerchiamo l'essenziale, non mettiamo Cristo in mezzo alle nostre scelte. Un ateo amava passeggiare in un grande giardino perché cercava l'anima delle cose, in altre parole cercava Dio. Noi cosa cerchiamo?
Proviamo allora a stare con Dio e irrobustire la relazione con Lui, perché la sua Parola possa purificare il nostro cuore e ci faccia prendere consapevolezza che solo in Lui possiamo crescere e fiorire per essere veri testimoni della sua presenza nel mondo.