martedì 6 novembre 2007

GESU': LA SFIDA DI TUTTI I GIORNI

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Nel Vangelo che ascoltiamo (vedi Lc 14,25-33) sembra di trovare un Gesù fuori di testa. Egli dice: "Chi non odia suo padre e sua madre... non può essere mio discepolo".
L'evangelista Luca esprime l'esigenza di Gesù. Dobbiamo "odiare", ed è un comando di Gesù... Sono parole che ci sconcertano. Come può Dio che è l'amore, chiedermi di odiare le cose che più amo! Non agitiamoci prima del vento. Forse è il caso di chiedersi: ma nella lingua ebraica, con qualche strana forma grammaticale, che significa? Nella lingua ebraica non si dice bellissimo, ma non è brutto! Gesù, per dire di amare lui più di ogni altra cosa, chiede di odiare padre, madre, figli, fratelli, etc... Gesù infatti vuole togliere ogni illusione alla molta gente che gli va dietro. E facilmente comprensibile che quando uno dice: Non c'è altra legge che l'amore, l'amore riassume tutti i comandamenti, suscita entusiasmo, soddisfazione e anche molte illusioni, perché tutti ci riteniamo capaci di amare: se basta amare, siamo a posto!
Per questo Gesù ci indica una via alternativa: "Gesù si voltò e disse: Se uno viene a me... Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo". E una esigenza fortissima, e Gesù la fa seguire da due esempi di persone che devono ben riflettere prima di impegnarsi. Se uno vuol costruire qualcosa, deve prima fare i conti e vedere se il capitale che possiede basta per arrivare a finire la costruzione; se si vuol fare guerra, bisogna avere truppe ed armamenti sufficienti per combattere fino alla vittoria. E qual è il capitale necessario per costruire la torre, qual è l'equipaggiamento sufficiente per vincere la guerra? Gesù dice: la condizione è questa: rinunciare a tutto quello che si ha. "Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Eccoci dunque presi in una specie di contraddizione fra l'amore e il distacco. Se ci pensiamo bene, Gesù non fa altro che indicarci le condizioni del vero amore. Non dobbiamo illuderci: da soli non saremo mai capaci di amare, perché l'amore è disciplina, l'amore esige un profondo distacco, un distacco completo. Spesso, quando noi crediamo di amare, amiamo il nostro interesse, non amiamo veramente né gli altri né Dio. Cerchiamo la nostra soddisfazione, la nostra gioia, invece di cercare la felicità degli altri nell'adesione alla volontà divina. San Luca è l'evangelista della misericordia, e tuttavia è proprio lui che dice: "Se qualcuno viene a me senza odiare, non può essere mio discepolo". Perché? Perché Luca è anche l'evangelista che insiste di più sull'impegno del discepolo nei confronti del Maestro.
Oggi, dopo aver letto questo brano evangelico, chiediamoci: Chi è quest'uomo (Gesù) che pretende e presume di poter colmare il nostro cuore? Quando grande dev'essere l'incontro con Dio se pretende che anche le gioie più grandi che un uomo possa provare – l'amore per una donna, ad esempio – sono poca cosa rispetto a quelle gioie che egli può dare? Grande sfida, quella del Maestro, sfida da accogliere, sfida da vivere.
Facciamo bene i nostri calcoli, allora, guardiamo in chi o in che cosa abbiamo investito nella nostra vita ed eventualmente correggiamo il tiro.
Preghiamo così: Ogni giorno Signore ci sfidi, alle volte in maniere più strane e dure. Puoi essere più della più grande gioia che possiamo sperimentare: quella dell'amore per un figlio, della passione per un'amante. Ci fidiamo di te Signore, e - fatti bene i nostri conti - ti diamo fiducia, Tu solo puoi saziare la nostra sete di infinito!