mercoledì 2 luglio 2025

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

VIVERE IL NOSTRO ESSERE MISSIONARI


La Parola di questa domenica ci fa vedere la Chiesa in cammino, perché Gesù è in cammino, la sua stessa Parola è in cammino. Infatti, il cristianesimo è una religione in movimento, non è da salotto come piace a molti di noi.
In questo clima estivo e con calure anomale, cerchiamo tutte le vie di fuga per refrigerarci. In particolare, l’estate è diventata la scusa per andare in vacanza dalla Chiesa, da Dio e quindi dall’essere testimoni della fede cristiana. Il Vangelo di questa domenica ci dice che bisogna essere cristiani, discepoli del Signore, sempre.
Il Vangelo ci ricorda che ogni cristiano è un missionario, che la missione è intrinseca nella vita di ogni battezzato. Davanti abbiamo quindi una pagina evangelica che ci riguarda personalmente. L'evangelista Luca non aveva motivo di evidenziare l'immagine della “messe abbondante” e i “72 discepoli” se non per indicare il popolo dei battezzati, per indicare la Chiesa intera. Infatti, la Chiesa, comunità dei battezzati, esiste per evangelizzare: ognuno di noi è chiamato a parlare delle meraviglie che Dio ha fatto nella sua vita. La missione è di tutta la Chiesa e non solo di una porzione. Forse a noi piace essere anonimi, non essere disturbati, magari sepolti nella polvere di un registro parrocchiale che entrare in trincea. Però, pensare che l'annuncio del Vangelo è riservato al clero o a pochi che ci credono, significa impoverire il Vangelo e di conseguenza annullare quanto Gesù ha fatto!
Oggi più che mai siamo chiamati sempre più a relazionarci con Cristo Gesù, perché la missione appartiene a Lui. Noi, dobbiamo sempre più domandarci se quello che facciamo fa parte dei suoi desiderata, se la fonte a cui attingiamo è Lui oppure frutto della nostra fantasia.
L’Evangelista ama sottolineare per noi che gli inviati erano mandati a due a due. Questo significa che nella Chiesa non è ammesso l’individualismo ma la comunione. Essere inviati “a due a due” indica quel sostenersi a vicenda e soprattutto essere sostenuti da Cristo Gesù. Quanti liberi battitori nella Chiesa che poi creano quelle scintille di divisione e che non annunciano l’amore che il Signore ha donato a tutti. Occorre essere, sempre più, trasparenza dell’amore del Signore! Per essere trasparenza del Signore bisogna pregare, bisogna relazionarci con Colui che ci invia, perché ci purifichi dal nostro io e ci renda trasparenti di Lui, ovunque! La messe è sempre molta perché non siamo trasparenza di Cristo Gesù, perché non sappiamo relazionarci, non siamo capaci di amare, non siamo misericordiosi.
Gesù ci fa capire quanto sia importante la comunione quella che viene dallo Spirito Santo, perché conferisce quel potere sugli spiriti immondi. Infatti, è lo Spirito Santo che crea la comunione mentre il diavolo è colui che la distrugge la comunione. La missione della Chiesa è combattere l’origine del male, che è la separazione da Dio e di conseguenza la separazione dalla comunità dei battezzati.
I 72 inviati in missione l'avevano capito che dovevano assumere questo stile partendo dalla loro vita, dalla preghiera e, nonostante che sono andati come “agnelli in mezzo ai lupi”, sono tornati gioiosi perché sicuri che la loro vita era nelle mani di Dio; sono tornati gioiosi di come hanno vissuto la missione nel nome di Gesù.
Ascoltiamo sempre la Parola di Gesù, celebriamola, viviamola. Ci viene sempre facile criticare quando qualcosa non torna nei nostri “calcoli”: ma non siamo chiamati a questo! Ricordiamoci: Gesù smonta sempre il nostro modo di fare e questa domenica lo fa affidandoci una missione e insieme ad essa la grazia necessaria per compierla.
Guardiamoci dentro e puntiamo il nostro sguardo oltre l’orizzonte, perché Cristo ci spinge oltre, ci spinge all’amore, ci spinge alla riconciliazione, anche a costo di subire violenza.
Noi diciamo che il Vangelo è Parola di Dio, quindi non una parola nostra, venuta dal nostro cuore, dalla nostra pietà, dalla nostra fede, ma da Dio che l'ha messa dentro di noi, perché diventi nostra. Gesù vuole che impariamo questa parola sconosciuta che appartiene non alla nostra lingua, ma alla sua lingua. Noi siamo bravi a imparare le lingue straniere per poterci rapportare anche con chi non parla la nostra lingua, ma dimentichiamo la vera lingua straniera: quella di Dio che ci aiuta a diventare altro.  
Impariamola questa lingua per vivere bene la missione, ma non per alcuni mesi dell’anno per poi sparire, ma sempre. Occorrono operai che abbiano il senso della comunità, capaci di distribuire la ricchezza del dono di Gesù e vigilare perché il frutto non vada perduto!
Anche questa domenica Dio bussa alla porta chiedendo di diventare veri discepoli, narratori di Dio senza fanatismi e nostalgie da burattinai. Dio cerca cristiani maturi per costruire la sua Chiesa e non dei farisei che guardano l'esterno quando al loro interno ci sta del marciume.
Preghiamo per accogliere la grazia che il Signore vuole farci ogni giorno per essere discepoli della trasparenza dell’amore di Cristo Gesù.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





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mercoledì 25 giugno 2025

SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI (Messa del Giorno)

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE!


In questa XIII domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci fa celebrare la solennità di due grandi principi della Chiesa: i Santi Pietro e Paolo. Nell’arte li vediamo raffigurati insieme nella vita, però,
Pietro e Paolo erano molto diversi, tanto da non farsi mancare tra loro accese discussioni, ma nonostante questo, sono stati fedeli a Cristo Gesù fino a dare la vita per Lui.
Oggi li ricordiamo insieme perché la tradizione vuole che morirono nello stesso giorno il 29 giugno del 67 d.C.: Paolo fu decapitato a Roma sulla via Ostiense presso la località Tre Fontane, mentre Pietro fu crocefisso, sempre a Roma, con la testa all'ingiù nel circo di Nerone sul Colle Vaticano. In loro troviamo una umanità vigorosa messa a disposizione grazie all'azione dello Spirito Santo.
L’itinerario evangelico ci ha mostrato fino ad ora l’identità di Gesù. Gesù riformula il percorso di fede e chiede ai discepoli “chi fosse lui per la gente”. Lo sappiamo ognuno dirà la sua. Anche ai nostri giorni è la stessa cosa. Ma Gesù, volendo precisare, si rivolge ai discepoli, ai cristiani, ai battezzati, a quanti lo vogliono seguire e dice: «ma voi, chi dite che io sia?». Suspense dinanzi a questa bella domanda; magari non abbiamo interesse a farcela. Però, quante cose possiamo chiederci su Gesù. Molti di noi ricorrerebbero al Catechismo della Chiesa Cattolica. Altri ad ascoltare esperti e sacerdoti di spicco che parlano di Lui. Altri ancora tendono l'orecchio in giro per capire cosa dice la gente. Ma quello che dice il Vangelo oggi non riguarda mica un trattato di Cristologia, non riguarda una bella conferenza e tantomeno una nozione: nulla di tutto questo per giustificare la nostra ignoranza.
Guardiamo all’evangelista Matteo. Lui si accorge di questo problema e si chiede la vera identità dei discepoli, dei battezzati. Si accorge che la risposta che danno la gente vede riattualizzarsi in Gesù personaggi di spicco della storia ma non un’esperienza di vita. Mentre la domanda rivolta ai discepoli ha il preciso scopo di condurli dentro di sé perché vivano la novità del Vangelo, possano fare esperienza di Lui, relazione con Lui per poter affermare sinceramente e personalmente chi è Gesù nella loro vita.
Per questo oggi Gesù dice a me, a te, a tutti: “Tu, quanto vuoi lasciarti coinvolgere da me?”. È una domanda che non vuole tanto una risposta comune come quella del Vangelo: “Tu sei Giovanni Battista, Elia, Geremia, un profeta tra i tanti”; è una domanda che non vuole una delle tante risposte teologiche, da catechismo, giuste e corrette; è una domanda che vuole una risposta, una scelta.
Gesù vuole che mi lasci coinvolgere, contagiare per collocare la mia esistenza in Lui, terreno solido e incrollabile. Questo significa quel «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Cioè: “Tu sei colui che dà vita, senso, significato, pienezza, unità alla mia vita. Senza di te nulla ha senso. Tu sei ciò che mi rende vivo. Sono morto senza di te”.
Quindi niente nozioni da catechismo, tanto Gesù sa benissimo che molti non le conoscono o le hanno dimenticate. Gesù ci dice: “vuoi stare con me? Ti va di seguirmi? Ti va di mettere in gioco tutto insieme a me?”, lascia stare le nozioni e seguimi.
Nel Vangelo troviamo la risposta decisa e sicura di Pietro. Questa risposta non è frutto dalla “carne” e dal “sangue”, cioè frutto di ragionamenti, di elucubrazioni mentali, dell'aver studiato molto o dall'aver fatto molto incontri. Questa risposta è il frutto dal fatto che ha accolto in sé il grande dono della fede che gli ha permesso di scegliere Gesù e con Lui mettersi in gioco: Pietro, per Gesù, lasciò le sue reti, la sua casa, sua moglie, la sua famiglia e si fidò. Forse Pietro andò contro la logica umana. Infatti, la sua scelta si pone sotto un altro aspetto: quella del cuore, della passione, dell’amore.
La professione di fede che fa Pietro, non è una semplice formula da recitare durante la Messa - per carità anche quella ha il suo peso spirituale per la vita di tutti i giorni - ma quello che fa Pietro è un grande affidamento e una trasformazione del cuore ad immagine del Figlio: chiede di essere un crocifisso per amore.
Forse ci può aiutare a capire questa logica di Gesù quando siamo rifiutati, quando siamo traditi e pugnalati alle spalle. Quello è il momento in cui possiamo ripensare alla logica di Gesù e sollevare lo sguardo verso Lui. La logica di Gesù è fatta solo d’amore e che dall'alto della Croce, dove la Sacra Scrittura dice «pende il maledetto» (cf. Dt 21,23; Gal 3,13) possiamo trovare una risposta da dare alla nostra vita e a Gesù. Ecco perché la sola, la vera identità di Gesù è quella proclamata da Pietro: “Tu sei il Cristo”. Perché il suo amore, il suo essere servo non è una passeggiata. Chi professa la fede in Lui con lui deve salire il Golgota e insieme a Lui deve lasciarsi crocifiggere.
Oltre a Pietro abbiamo anche Paolo. Un uomo molto religioso ma in modo sbagliato. Ha capito cosa significa professare la fede in Dio mentre perseguitava Gesù e i suoi discepoli. Anche per Paolo è sgorgato l’amore per Gesù, amore che lo ha portato sulle strade della vita annunciando a tutti la lieta notizia, dicendo a tutti che Gesù è il Cristo di Dio!
Davanti a questi baluardi della fede, impariamo anche noi a professare la fede con la propria vita dicendo a tutti che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!