mercoledì 19 marzo 2025

III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

CONVERSIONE E PAZIENZA


Continuiamo il nostro percorso quaresimale che ci conduce verso le celebrazioni pasquali. In questa terza domenica di quaresima, il Vangelo più che una lieta notizia sembra un necrologio, terribile, inquietante. Ma non è questo il messaggio di questa domenica, per quello ci pensano i nostri media giorno dopo giorno.
Il Vangelo è sempre una lieta notizia non è noia, non è morte ma vita perché annuncia sempre la speranza, scuotendo quel torpore che abbiamo addosso.
Il cuore del Vangelo contiene sempre quell’invito a cambiare il nostro modo di pensare, a convertire il nostro cuore per cambiare stile di vita e non essere come quelli che cercano sempre “il pelo nell'uovo”. È vero che nella vita personale ci sta sempre qualcosa che non va, ma è un dato di fatto che riscontriamo in tutti. Però in ciascuno di noi ci sta un desiderio di pienezza spesso oscurato dal dolore.
Quante situazioni di dolore nella nostra vita: malattie gravissime che nella maggior parte dei casi sono ancora sconosciute, incidenti mortali, morte improvvise, tutte situazioni che lasciano senza un perché e magari diamo colpa a Dio. Del resto, è facile puntare il dito, trovare un capro espiatorio.
Questa domenica a Gesù viene presentato una situazione di dolore, di morte drammatica di cui si cerca una risposta ben precisa senza trovarla, neanche sfogliando le pagine della Bibbia.
La risposta di Gesù è disarmante, spiazza quella stoltezza umana, quell’irresponsabilità della persona perché ognuno prenda coscienza di quanto sta accadendo. È vero che ogni cosa ci parla di Dio ma è anche vero che ogni cosa è oggetto e soggetto di una revisione di vita, di una conversione. In altre parole, Gesù ci dice che non siamo come dei burattini nelle mani di Dio e tantomeno Dio non è un burattinaio ma è essenziale convertire il nostro cuore per poter gustare ogni attimo della nostra esistenza.
La Quaresima, tutto il Vangelo ci parla di “conversione”, perché? Perché Gesù ci parla di conversione e non di altro? La parola “conversione” in ebraico, ha un significato particolare, vuol dire “tornare alle origini” e quindi “tornare al punto di partenza”, tornare alla verità, all’essenziale. E oggi più che mai ne abbiamo bisogno!
Gesù invita a fare un vero cammino di fede, a cambiare lo sguardo sulla realtà che ci circonda, a cambiare stile di vita. È importante chiedersi pure: la mia vita risponde allo stile del mondo o allo stile di Dio?
In questo contesto Gesù inserisce una parabola: quella del fico sterile, dove Gesù ci insegna a sapere gestire la vita con pazienza e a saper rispondere alla vita con amore, come il padrone della vigna per il suo albero di fichi di cui si aspettava dopo tre anni un raccolto abbondante ma non trovò nulla.
Oggi noi faremmo il contrario: elimineremo ed estirperemo in modo radicale e drastico l’albero senza sé senza ma e magari piantandone uno nuovo. Come del resto, abbiamo fatto con tante di quelle nostre relazioni o situazioni difficili anziché comprenderle, guarirle, sanarle, accoglierle e viverle come farebbe Dio: gli zappa intorno e lo concima, sperando che porti frutto.
Questo significa che il dolore o quanto di triste possiamo sperimentare nell’arco della nostra vita, può essere letto da una prospettiva diversa senza lasciare che la nostra vita inaridisca.
Dio è infinitamente paziente e ci invita a vivere la pazienza con lui. Ci infonde quel giusto coraggio per poter ricominciare dando quel giusto frutto che è gioia, amore, fraternità, armonia, prosperità, pace. Questi sono i frutti che Dio, «un tale» cerca nella sua vigna, in mezzo a noi e insieme a ciascuno di noi crede che anche noi li cerchiamo.
Dio è infinitamente ottimista, spera sempre che riusciamo a cambiare, a dare sempre il meglio di noi stessi, a fiorire e portare buoni frutti, sorpassando i fatti della vita, valorizzandola, vivendola in pienezza, con amore.
Il tempo di Quaresima è il tempo favorevole dello Spirito perché ci è data l’opportunità di guardarci dentro, di guardare la nostra vita, per vedere se i frutti che si producono sono gustosi o acerbi. È il tempo propizio perché ognuno si segga dinanzi alla Parola di Dio per poter crescere rigoglioso, evitando così di chiudersi a riccio e continuando a vegetare.
Siamo nell’Anno Giubilare, un anno dedicato alla speranza, un anno che ci permette di accostarci più frequentemente al sacramento della riconciliazione, che ci permette di sostare più a lungo con un esame di coscienza. Che ci permette di leggere la nostra vita alla luce della Parola di Dio. Che ci permette di fermarci di più alla Sua presenza. Un anno in cui potremmo sperimentare meglio la pazienza di Dio. Approfittiamone! Dio dona sempre una altra chance per ricominciare onestamente la nostra vita anche trasmettendo agli altri quest’amore misericordioso che Dio ha avuto nei nostri confronti.
Dio scommette ancora un anno su ciascuno di noi, cioè sempre. Dissodiamo allora il nostro terreno, il terreno del nostro cuore, perché dia dei buoni frutti, per noi, per gli altri, per la vita eterna.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!







giovedì 13 marzo 2025

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

TRASFIGURAZIONE: LA GRANDE BELLEZZA DI DIO


In questo tempo quaresimale, continua il nostro percorso di fede che in questa II Domenica di Quaresima ci fa scalare la montagna. Quando pensiamo a una scalata in montagna, pensiamo alla fatica che si fa. Gli amanti della montagna l’affrontano volentieri attrezzandosi bene per poter fare trekking in montagna.
Il Vangelo di questa II Domenica di Quaresima ci mostra l’esperienza della Trasfigurazione di Gesù con tre dei suoi discepoli sulla montagna, sul Tabor. Una simile esperienza la fece Mosè che salì sul monte Sinai accompagnato da Aronne, Nadab e Abiu, seguiti dagli anziani del popolo (cf. Es 24,9). Gesù sale con Pietro, Giacomo e Giovanni, gli stessi che vivranno l’ora del Getsemani più da vicino, mentre gli altri resteranno un po’ più distanti dal luogo in cui Gesù pregherà nella sua agonia (cf. Lc 22,39-46). Questi discepoli saranno gli stessi che sperimenteranno che non c’è croce senza gloria.
Anche nella nostra vita sperimentiamo la gioia e il dolore ma abbiamo bisogno di saper leggere questi aspetti in chiave spirituale. Per questo motivo alziamo lo sguardo verso la montagna, alziamo lo sguardo verso l’Alto per intraprendere, con gioia, anche noi la salita della montagna con Gesù. E mentre saliamo, magari ammiriamo il panorama, guardiamo quanto ci circonda vedendolo da un’altra prospettiva, il tutto illuminato da una nuova luce. Questa luce viene dalla bellezza di Dio. È Lui che da quel vigore giusto per poter salire la sua montagna.
Perché Gesù sale questa montagna? La motivazione è la preghiera. Iniziando il tempo di Quaresima ci siamo detti che questo è un elemento fondamentale dell’itinerario quaresimale. Ora, lasciamoci prendere per mano da Gesù e seguiamolo in questo cammino di preghiera, in questo cammino di ascolto e incontro con Dio.
Pregare. Chissà cosa pensiamo quando qualcuno ci dice: “prega”; “mettiti in preghiera” o parole simili. Ovviamente non stiamo parlando di una delle tante devozioni da fare occupando alcuni giorni e ore della settimana, anche se queste contribuiscono ad alimentare, in qualche maniera, la nostra fede.
Pregare ci dice Luca è relazionarsi, specchiarsi in Colui che può indirizzarci a vivere la bellezza di Dio amore, in Colui che dà senso alla nostra vita. La preghiera allora è l’«attrezzatura» giusta da indossare nel trekking spirituale. Chiediamoci allora: facciamo uso di quest’attrezzatura per poter incontrare Dio con tutta la sua bellezza e rimanerne contagiati?
L’ascesa che facciamo ci deve anzitutto aiutare a staccarci dalle cose mondane per disporci all’ascolto orante della Parola eterna del Padre. Generalmente questo lo si può sperimentare ogni volta che scegliamo quel silenzio dinanzi alla Parola di Dio per lasciarci condurre verso quella bellezza che ne promana.
La Quaresima allora è un momento provvidenziale per accrescere il nostro impegno di ricerca e di incontro con il Signore. Ma anche se abbiamo un tempo favorevole, facilmente come i tre discepoli del Vangelo ci addormentiamo e addormentandoci “non pigliamo pesci”: entriamo vuoti in questo spazio sacro e ne usciamo stravuoti. Ed è proprio in questo spazio sacro, orante, che il volto di Gesù divenne «altro e la sua veste candida e sfolgorante». E in questa gloria, appaiono due uomini: Mosè ed Elia, i due cardini su cui si basava tutta la fede del popolo di Dio.
Quello che narra l’Evangelista è un’anticipazione della Pasqua e non solo per l’aspetto sfolgorante delle vesti del Signore, ma anche per l'anticipazione di tutto il mistero pasquale. Non c’è trasfigurazione senza il mistero dell’uomo sfigurato e non c’è l’uomo sfigurato che porta sempre con sé il mistero della trasfigurazione.
Ecco l’importanza della preghiera e la sua necessità nella perseveranza, nella costanza, senza cessare, senza stancarsi (cf. Lc 18), una preghiera che non affievolisce la fede per cadere nel dubbio e nell’incertezza. I discepoli si svegliano dal sonno e cominciano a contemplare una bellezza trasformante.
Allora quanto accade nella preghiera è importante perché trasfigura, ti cambia dentro, ti fa diventare ciò che contempli, ti fa entrare in intimità con Dio. E quando si sperimenta tutto questo, colmo della bellezza di Dio, come Pietro non ne vogliamo uscire, vogliamo costruire quella Tenda che diventa casa, focolare per continuare a sperimentare la bellezza di Dio amore, che è comunione di persone, che si è reso presente tanto da desiderare dal profondo dell'anima il continuare a vivere alla Sua presenza. Attenzione, ecco il colpo di scena: per vivere profondamente alla Sua presenza, la voce del Padre dice: «Ascoltatelo!».
La fede che dovremmo vivere non è un costatare un evento soprannaturale, un cercare segni particolari, non nasce dalle “tre tende da costruire”, non è qualcosa di intimistico, ma è dono che proviene e nasce dall'ascolto della Parola di Dio. Questo però non è un ascolto sterile, ma è un ascolto che trasfigura in quanto ci fa scendere nella realtà concreta, nella storia, nella vita, lasciandoci condurre da Lui nella quotidianità per vivere la bellezza di Dio amore scoprendola nel volto del fratello, nel volto della sorella, nei volti sofferenti, nei volti da amare, nei volti da rispettare perché in ogni volto vi è il volto di Dio.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!