mercoledì 24 luglio 2024

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

IL PANE DELLA CONDIVISIONE


Questa domenica lasciamo l’ascolto del Vangelo di Marco per poter ascoltare il Vangelo di Giovanni che, per cinque domeniche, ci accompagnerà nella meditazione di Gesù “Pane di vita”, così come Gesù stesso dirà nel cap. VI di Giovanni.
Questa domenica ci soffermiamo sulla «moltiplicazione dei pani». Questo brano è molto conosciuto perché contiene in sé il sapore del «miracolo» e quando si parla di miracolo, tutti accorrono, tutti lo sanno, così come la folla del Vangelo segue Gesù perché vedeva i segni che compiva sugli infermi; questo seguire non è una questione di fede, piuttosto è un seguire il proprio bisogno di vivere bene, di stare bene, nella speranza che qualcuno sia garante della propria vita. È l’istinto di conservazione che crea per ora un certo tipo di “legame”.
Un particolare che non ci deve sfuggire è che nel Vangelo di Giovanni non ci sta la parola «miracolo» ma «segni» perché ogni azione di Gesù deve segnare la nostra vita, la nostra anima, deve scuotere la nostra fede e vivere da salvati, da risorti.
Il Vangelo odierno inizia in mezzo alle tribolazioni, alle infermità e rivela Gesù che abita in mezzo a queste esperienze umane. Gesù vede davanti a lui una folla affamata e non resta impassibile dinanzi a questa realtà, di fronte ai bisogni della gente, così come ci ricorda la preghiera del Salmista: «la fame dei poveri tu l’ascolti Signore» (Sal 10,17). Questa è la compassione di Dio che avverte nelle sue viscere i bisogni dell’altro. Per questo il vedere di Gesù si trasforma in un coinvolgimento dei discepoli, uno sprone perché anch’essi non restassero impassibili dinanzi a questa realtà e di mettersi al servizio, donandosi a partire dai mezzi, anche modesti, di cui dispongono perché la compassione ti deve portare alla condivisione, diversamente saranno atti vuoti, freddi, privi di senso. Come pure senza condivisione, la compassione resta un atteggiamento interiore, inefficace, sterile, disperato, morto. Occorre un cuore che sappia anzitutto anelare, ascoltare le necessità. Un cuore che si lascia coinvolgere nella sua compassione, che sappia offrire al Signore queste povertà, un cuore che sappia rischiare sulla Parola del Signore per condividerla concretamente.  
Penso che facendo un esame di coscienza ci ritroveremo anche noi in questa situazione: non abbiamo abbastanza fede e forse come Filippo vogliamo mettere alla prova Gesù e mettere alla prova Gesù significa fare l’opera di Satana: dividere. Impariamo invece a saper rischiare sempre più sulla Parola del Signore, a coinvolgerci nella compassione per l’altro e capire che “Dio va cercato e amato presso i poveri”, come usava dire il beato Angelo Paoli.
E il Vangelo ci presenta il simbolo della povertà: cinque pani e due pesci, la merenda del povero adolescente che si trovava in mezzo alla folla. Ed è proprio in questo segno povero, umile, che Gesù compie per tutti il grande segno e ci dice: “davanti alle difficoltà, anche se non hai le forze, mettiti in gioco, dona quel poco che hai e diventerà il miracolo della condivisione”. Gesù vuol far capire che la vera fame non è quel pezzo di pane mancante ma la mancanza di condivisione. Don Tonino Bello diceva: “la povertà deve essere intesa come condivisione alla sofferenza altrui”.
Ecco il grande desiderio di Gesù: avere in mano anche quello che ai nostri occhi appare insignificante, come possono esserlo cinque pani e due pesci dinanzi a una immensa folla. E quei poveri segni si fanno pienezza per tutti, il numero 7 indica proprio questo, quei poveri segni si fanno condivisione e l’immensa folla è sfamata.
Con il brano di questa domenica, siamo invitati ad entrare nella logica della condivisione, nel saper puntare sulle risorse che abbiamo, su quel poco che abbiamo e renderlo disponibile perché servirà a sfamare una immensa folla.
Gesù è Colui che sfama anche un altro tipo di fame: quello della vita, quello della felicità. Ma oggi corriamo il rischio di perderla sempre più per via della “dieta eucaristica”, come se nuocesse alla nostra vita.
Abbiamo bisogno di nutrirci del Pane eucaristico per essere in forma nel momento della condivisione del pane terreno con chi manca veramente del necessario per la sopravvivenza. Questa è la fede: donazione e non “un rituale di preghiere del mattino e della sera”.
Davanti abbiamo un mistero grandioso: noi mettiamo il nostro poco e Dio mette il suo, il suo amore arriva a tutti per mezzo delle nostre mani, per mezzo delle nostre povere cose ma dipende da noi se vogliamo metterci in gioco.
Vivere l’Eucarestia ci fa scoprire il senso della condivisione e della partecipazione alla compassione di Dio, lasciando che il suo amore passi attraverso le nostre mani. Scopriremo la grande meraviglia di Dio che ci permette di celebrare la sua Pasqua, che ci permette di celebrare la nostra umanità condividendola nella vita di ogni giorno.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!






giovedì 18 luglio 2024

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

RIPOSARE LA VITA IN GESÙ



La Parola di Dio di questa domenica ci conduce a prenderci cura degli altri. Ricordiamo che domenica scorsa Gesù inviò i discepoli ad evangelizzare.
Questa domenica, dopo otto giorni, fanno ritorno dalla missione tutti contenti ma molto stanchi, necessitano di un buon riposo e questo lo notiamo da quello che Gesù dice loro: "Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'".
Tutti noi viviamo momenti di stanchezza fino a ritrovarci esausti. Tutti abbiamo diritto ad un sano riposo, ad una pausa dal lavoro. Tutti alla ricerca di serenità interiore per uscire da quel ciclone della vita e andare in disparte per mettere ordine dentro il proprio cuore.
Siamo nel pieno del clima estivo: chi va al mare e chi in montagna e chi rimane a casa. Ci prendiamo il nostro meritato riposo da una routine quotidiana ma senza trasferire lo stress nel luogo di riposo e poi magari, rientrando siamo più stanchi più di prima cercando ancora un ulteriore riposo. Ma che tipo di vacanza ci siamo presi? Quale spina abbiamo staccato?
Andare in vacanza fa bene al corpo ma non mandiamo in vacanza anche Dio perché anche l’anima vuole la sua vacanza, vuole il tempo dello Spirito: abbiamo bisogno di trovare il vero ristoro nel Signore. Non sto esagerando. È una realtà che sfugge a molti di noi e in molti dopo si trovano impantanati in se stessi. Ecco perché Gesù si preoccupa: ci vede come un gregge disperso e ci invita a fare un tempo di riposo in sua compagnia, rilassandoci nella sua Parola, nei suoi insegnamenti, per rigenerarci, per posare meglio la nostra vita.
Qualcuno potrebbe dire: "basta assolvere il precetto domenicale!", altri invece fanno stacco anche da quel precetto rifugiandosi in banali scuse. È troppo riduttivo il nostro rapporto con Dio. C'è un momento di riposo anche per l'anima e non è un fatto riservato solo a qualcuno o qualche mistico. Purtroppo, tanti di noi abbiamo dimenticato di avere un'anima. Tutti abbiamo bisogno di “soul beach”, la spiaggia dell’anima, per potersi abbronzare l’anima, scoprirci sempre più amati e riprendere le forze necessarie. Occorre, però, l’umiltà di fermarci, perché la nostra vita, sì, è un tesoro, ma dentro “vasi di creta” (2Cor 4,7), perché questa è la nostra fede: una realtà fragile.
Allora, sarebbe importante di provare durante la giornata, magari prima di chiuderla e di andare a dormire, a rivederla come l’abbiamo trascorsa o come la stiamo trascorrendo, se stiamo vivendo in maniera forte e gioiosa la vita, se abbiamo amato, evangelizzato e raccontiamolo al Signore.
In quel momento bisogna sapere che, come Gesù ha il suo riposo nel Padre, noi lo abbiamo in Lui e Lui ci tiene a questo riposo. Il Vangelo stesso appare in questi termini mostrandoci Gesù che ci tiene a sapere come è andata la nostra evangelizzazione, ci tiene che raccontiamo la nostra vita a lui e gioisce nel vederci crescere nello Spirito.
Alla fine del Vangelo troviamo quel verbo: “compassione”, che significa “patire con”. La compassione è la provvidenza di Dio, è la compagnia che Dio ci fa quando ci sembra che non ci sia più nessuno accanto a noi. È l’amore di Dio che ci guida quando nella nostra vita proviamo quella sensazione che non ci sia più nessuna via di uscita. Questa è la compassione. Ogni battezzato, ogni discepolo di Gesù deve assumerla nella vita di ogni giorno imparando da Gesù mite e umile di cuore, perché nella vita di ogni giorno ci sia amore, prossimità con tutti e per tutti.  
Allora riprendiamo in mano con coraggio la nostra vita, avvolgiamola di quel silenzio che ci fa stare cuore a cuore con il Signore, che ci fa riposare alla sua presenza senza dire nulla in attesa di ricevere la Parola della vita e il Pane di vita eterna che Egli stesso ci offre nell’Eucarestia domenicale.
Preghiamo perché possiamo tornare a guardare Colui le cui viscere si muovono a compassione per tutti noi.
Preghiamo inoltre perché il Signore continui a chiamare e scegliere, pastori dalla fede e dal cuore grande, continui a chiamare e scegliere tra tutti i battezzati dei veri Suoi testimoni, perché abbiamo bisogno di qualcuno ci inviti a riposare nel cuore di Gesù, di vivere alla presenza di Dio, di abbandonarci nelle braccia del Signore che ci ama.
Ci lasciamo tutti aiutare da Gesù Buon Pastore, cercando rifugio nel Suo cuore, perché possiamo perseverare con lui nella preghiera facendo nostra la stessa preghiera del Salmista:
«Su pascoli erbosi, il Signore mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l'anima mia. Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo Nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Salmo 22).
Che questa preghiera ci insegni, non solo l'arte di riposare con Gesù, ma anche l'arte divina della compassione per ridare speranza all'umanità.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!