mercoledì 14 maggio 2008

ESSERE DISCEPOLI DI GESU'

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Il Vangelo che leggiamo contiene una domanda "strana" da parte di Gesù: "La gente chi dice che io sia?" (vedi Mc 8,27-33). Oggi diremmo che questa domanda appartiene alla persona che tiene dei problemi psicosomatici. Ma per l'evangelista Marco questa domanda non è da psicosomatico, ma dall'affetto, dall'amore che Gesù ha per i suoi discepoli e per quanti gli fanno ressa alla sua persona.
A quest'interrogativo di Gesù segue la confessione di fede di Pietro: "Tu sei il Cristo". Una risposta che parte dalla parte più profonda di Pietro e che, in qualche maniera, vuole essere risposta di tutti i discepoli.
Ma una risposto Gesù fa più intenso il suo insegnamento, dando per ben tre volte l'annuncio della sua passione. Cosa significa?
Dei discepoli e di quanti lo seguono, Gesù conosce tutto: ansie e i timori e gli interrogativi acuti e i dubbi e - perché no? - gli equivoci, circa la sua identità e circa la loro comune avventura. Ma chi può capire il mistero del Dio fatto uomo? La domanda di Gesù, i suoi insegnamenti non sono casuali, ma per noi. Abbiamo bisogno di essere rafforzati continuamente dalla Parola del Signore. Essere suoi discepoli significa percepirsi nel dinamismo di questo continuo "tendere verso", aperti a capire di più, a vedere meglio, ad andare oltre le affermazioni teoriche, cerebrali, per professare una fede che ci coinvolga esistenzialmente. Una professione che attesti il nostro personale incontro con la persona di Cristo e non semplicemente un'idea, magari anche teologicamente esatta. C'è bisogno di superare la barriera dell'immediato e percepire un orizzonte che ti porta per alte vette.
Durante la preghiera, fermiamoci per capire chi è veramente Gesù nella nostra e vita e preghiamo con le parole del Salmista: Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva, perché tu sei mio baluardo e mio rifugio; guidami per amore del tuo nome. (Sal 31,3-4).