Celebriamo la festa di san Giacomo apostolo e il vangelo che ci viene presentato in questa occasione, vuole indicare lo spirito con cui dedicarsi a servizio del Vangelo (vedi Mt 20,20-28).
Il "servizio" è un concetto teologico prima ancora di essere un atteggiamento pratico. Non riguarda prima di tutto un modo umile di esercitare il potere, ma di concepirlo.
Il servo non è il responsabile della casa, non ha nessun potere, tanto meno quello di sostituirsi al padrone, prendendo decisioni al suo posto, prendendosi la responsabilità degli altri. Egli è solo un inserviente che coopera al buon andamento della casa. Ecco perché il brano messo alla nostra riflessione è un contrappunto tra due glorie: quella del Figlio dell'uomo e quella degli uomini.
La prima consiste nel consegnarsi, nel servire e dare la vita; la seconda consiste nel possedere, nell'asservire e dare la morte. E' una lotta tra l'egoismo e l'amore, dove l'amore vince con la propria sconfitta, e l'egoismo perde con la propria vittoria.
Nel brano c'è un desiderio della madre dei figli di Zebedeo. Tutti sappiamo come una madre o i genitori possa desiderare sempre il meglio per i suoi figli. Qui ha trovato occasione grande: quella di chiedere di far sedere i propri figli accanto a Gesù quando Lui sarà nella sua gloria. In altre parole, questa donna non chiede la Gloria (in pratica Dio) per i propri figli, ma la vanagloria cioè l'avere, il potere e l'apparire.
Quante volte nel nostro modo di pensare e di agire non corrisponde a quello di Gesù e ci sobbarchiamo dai mille perchè?
Gesù ci invita a cambiare mentalità. L'atteggiamento richiesto da Gesù non nasce spontaneo, non è congeniale all'uomo: richiede una conversione. "Non hai la minima partecipazione a lui (a Cristo), né la più lontana comunione con lui, se non ti sei posto in sintonia con lui nel suo abbassamento" (S. Kierkegaard). E' la via della piccolezza, dell'umiltà quella che ci chiede di affrontare Gesù. Infatti questa è contraria al nostro modo di pensare e di agire. Gesù si è fatto piccolo fino alla morte di croce (cfr .Fil 2, 5-11).
Proviamo allora a scoprire i nostri punti deboli (sarebbe un piccolo passo), rileggendo la nostra vita cristiana alla luce di questa parola di salvezza e vedere quanto incide nei nostri comportamenti quotidiani: nel rapporto con la mia comunità parrocchiale, con la mia famiglia, nell'ambito del mio lavoro e in fondo con me stesso.
San Giacomo interceda in questo nostro cammino.