venerdì 24 luglio 2009

25 LUGLIO: SAN GIACOMO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Celebriamo la festa di san Giacomo apostolo e il vangelo che ci viene presentato in questa occasione, vuole indicare lo spirito con cui dedicarsi a servizio del Vangelo (vedi Mt 20,20-28).
Il "servizio" è un concetto teologico prima ancora di essere un atteggiamento pratico. Non riguarda prima di tutto un modo umile di esercitare il potere, ma di concepirlo.
Il servo non è il responsabile della casa, non ha nessun potere, tanto meno quello di sostituirsi al padrone, prendendo decisioni al suo posto, prendendosi la responsabilità degli altri. Egli è solo un inserviente che coopera al buon andamento della casa. Ecco perché il brano messo alla nostra riflessione è un contrappunto tra due glorie: quella del Figlio dell'uomo e quella degli uomini.
La prima consiste nel consegnarsi, nel servire e dare la vita; la seconda consiste nel possedere, nell'asservire e dare la morte. E' una lotta tra l'egoismo e l'amore, dove l'amore vince con la propria sconfitta, e l'egoismo perde con la propria vittoria.
Nel brano c'è un desiderio della madre dei figli di Zebedeo. Tutti sappiamo come una madre o i genitori possa desiderare sempre il meglio per i suoi figli. Qui ha trovato occasione grande: quella di chiedere di far sedere i propri figli accanto a Gesù quando Lui sarà nella sua gloria. In altre parole, questa donna non chiede la Gloria (in pratica Dio) per i propri figli, ma la vanagloria cioè l'avere, il potere e l'apparire.
Quante volte nel nostro modo di pensare e di agire non corrisponde a quello di Gesù e ci sobbarchiamo dai mille perchè?
Gesù ci invita a cambiare mentalità. L'atteggiamento richiesto da Gesù non nasce spontaneo, non è congeniale all'uomo: richiede una conversione. "Non hai la minima partecipazione a lui (a Cristo), né la più lontana comunione con lui, se non ti sei posto in sintonia con lui nel suo abbassamento" (
S. Kierkegaard). E' la via della piccolezza, dell'umiltà quella che ci chiede di affrontare Gesù. Infatti questa è contraria al nostro modo di pensare e di agire. Gesù si è fatto piccolo fino alla morte di croce (cfr .Fil 2, 5-11).
Proviamo allora a scoprire i nostri punti deboli (sarebbe un piccolo passo), rileggendo la nostra vita cristiana alla luce di questa parola di salvezza e vedere quanto incide nei nostri comportamenti quotidiani: nel rapporto con la mia comunità parrocchiale, con la mia famiglia, nell'ambito del mio lavoro e in fondo con me stesso.
San Giacomo interceda in questo nostro cammino.