lunedì 3 settembre 2007

PREOCCUPA ESSERE SECONDO IL CUORE DI DIO?

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

La Parola di quest'oggi, nella festività di san Gregorio Magno, continua a scuotere la coscienza, ma sopratutto a passare dalla nostra vita, dalla nostra storia, perché vuole abitare con noi, vuole tenerci compagnia e indirizzarci il giusto cammino.

Nel Vangelo di oggi leggiamo (vedi Lc 4, 16-30) che Gesù si presenta nella sinagoga del suo villaggio nel giorno di sabato durante un'abituale preghiera, cui prendono parte le autorità religiose del luogo e le persone più devote e anche più fanatiche, forse. Non era certo la prima volta che Gesù vi entrava. L'evangelista ricorda che era una sua «consuetudine». Prese il brano del profeta Isaia ove si parla della liberazione dei prigionieri, della vista ridata a ciechi, della evangelizzazione fatta ai poveri. Era la buona notizia che annunciava Isaia. Ma, chiuso il rotolo, Gesù comincia questa sua prima predica con un avverbio: «Oggi»; e poi continua: «Oggi si è adempiuta questa scrittura per voi che mi ascoltate». A quell'affermazione ci fu una reazione ostile, violenta. Possiamo chiederci da dove veniva uno sdegno così violento, tanto da spingere quegli uomini religiosi all'omicidio? Aveva forse, Gesù, toccato qualche interesse di fondo? Aveva dato fastidio a qualcuno sì da dover essere eliminato?
No. Il problema era nel fatto che un concittadino, ossia uno di loro, che conoscevano e avevano visto crescere, parlava con autorità sulle cose della vita, sulle trasformazioni da operare nei cuori. A questo resistono gli abitanti di Nazareth. Il fatto che uno di loro diventi diverso, secondo il cuore di Dio pur essendo identico a loro, suona come un'accusa implicita, insopportabile. Ed è questa la loro incredulità. Non si tratta di dubbi teorici, ma del rifiuto che Dio parli e operi nella vita di ogni giorno. Egli proclamava un «anno di grazia», ossia la fine di tutte le ingiustizie createsi man mano tra gli uomini, la fine delle oppressioni degli uni sugli altri. E questo «anno di grazia» iniziava quel giorno: l'oggi della Parola.
L'oggi della Parola, cari amici, passa sempre dalla nostra casa, passa perché sa che ne abbiamo bisogno, sa che il nostro cuore non cerca che salvezza, una salvezza che in Gesù di nazareth, Parola incarnata del Padre continua, ancora oggi a realizzarsi.
L' "anno di grazia" è questo nostro "tempo dopo Cristo". Però quello che noi dobbiamo fare è lasciarci "iniziare" alla liberazione, alla scarcerazione del cuore dalla opprimente cultura egoica che ci assedia da tutte le parti. Bisogna dunque accogliere questa parola di Isaia avveratasi in Gesù come la vera "buona notizia" che conta per ciascuno di noi. Si tratta di lasciarci "iniziare" a camminare, a vivere con Gesù perché ci liberi, ci scarceri, ci apra gli occhi interiormente, ci convinca che vale la pena di mettere Lui al timone della nostra vita, in tutti i particolari della giornata.
Oggi, soffermiamoci con gioia a considerare che la nostra vera identità è già un fatto di liberazione avvenuta, per tutti noi in Cristo, per opera del suo mistero pasquale. Ci consegniamo a Lui e assumiamo anche, in preghiera, le sue categorie evangeliche che permettono al mio vero "sé" di realizzarsi.

Signore, io sono libero/a in Te! Non permettere che ancora l'ego m'incapsuli e mi opprima. Rendimi testimone della vera liberazione cristiana possibile, oggi.