sabato 6 ottobre 2007

LA VERA GIOIA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!
Il Vangelo di questa mattina ci fa incontrare dei discepoli pieni di gioia (vedi Lc 10,17-24) perché hanno constatato la forza di Gesù nel cui nome essi hanno sottomesso i demoni. Il Signore conferma l'autenticità di questa loro vittoria sul male con la forte immagine del fulmine che cade e si schianta a terra. Ed è molto consolante il suo rassicurarli circa un potere che, dato a quel tempo, vale anche oggi.
Ma da dove nasce questa gioia? La vera gioia dice una canto nasce dalla pace. La pace è quell'intimo che ci porta ad amare come Gesù ama e nel cercare l'avvento del Regno, portando quest'amore in mezzo a tutti. Ecco perché ad ogni discepolo Gesù da' il "potere di camminare sopra serpenti e scorpioni, sopra ogni forza del nemico", il potere perciò di un umile certezza sempre rasserenante: il male non può in definitiva avere la meglio. A un patto però: che non lo affrontiamo mai da soli e presumendo incoscienti, di debellarlo, ma l'affrontiamo insieme col Signore, nel suo nome e quindi solo per la sua gloria e perché dilaghi giustizia, amore e pace intorno a noi.
Altro motivo di gioia, e questo forse più profondo, è nel rendersi conto che - nell'obbedienza a Gesù - i discepoli cominciano a fare le stesse cose del Maestro. E' una nuova realtà che vivono e di questo bisogna rendere grazie.
Gesù però invita a riflettere sul motivo vero e reale della vera gioia. Riprendendo il pensiero del canto che definisce la vera gioia, diciamo che la gioia che nasce dal profondo del cuore, dove è radicata, non deriva dai risultati esterni o dai successi conseguiti e neanche dall'accettazione altrui del nostro operato. La vera gioia sta nel sapersi figli di Dio ed amati da Dio stesso. Obbedire a Gesù e fare quello ce Egli insegna... è qui la gioia profonda di tutti i cristiani.
Quest'oggi preghiamo lasciando penetrare nel profondo del nostro cuore le parole di Gesù, specialmente, lasciamo che penetri a livelli più profondi dove si annidano, spesso, paure e pessimismi. Usiamo le stesse parole che troviamo nel salmo responsoriale: "Rendimi umile e povero nel cuore, Signore, perché io mi ravvivi e possa rallegrarmi nella certezza che tu mi ascolti sempre e con te mi rendi vittorioso del male".