mercoledì 17 ottobre 2007

"SEI INESCUSABILE, CHIUNQUE TU SIA"

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Quest'oggi celebriamo un grande testimone della fede: Sant'Ignazio di Antiochia. Stamattina voglio cogliere un pensiero sulla prima lettura del ciclo feriale (vedi Rm 2,1-11), motivo per cui trovato questo post titolato così.
Quante volte nella nostra vita ci sentiamo giusti davanti a tutti e in tutto? Forse non tutti i giorni, forse non ce ne accorgiamo, ma succede spesso. Ebbene, la Parola di questa mattina ci richiama a rivedere cosa significa veramente, "giustizia e amore". Ci richiama perché siamo persone che non pensano di aver realmente bisogno, ogni giorno, della misericordia di Dio.
Anche se non sono sacerdote, nella mia vita mi è capitato di sentire persone che vivono l'illusione di "sentirsi a posto". E' proprio qui che scatta quella molla di giudizio negativo circa il modo di essere e di comportarsi degli altri. Si guarda "la pagliuzza" che è nell'occhio del fratello e se ne ingigantisce la portata, senza osare di scorgere "la trave" che è nel proprio occhio. S.Paolo scrivendo ai Romani denuncia con verità. Cosa significa?
Si tratta di capire bene che, anche se non riscontro in me certo genere di vizi e di difetti (e questo spesso accade dirlo al confessore), devo pur ammettere di averne altri, lontano come sono dalla perfezione! Il cristiano non è chiamato ad accusare o puntare il dito, ma ad amare. Se ogni giorno la nostra vita è un puntare il dito, manco gravemente alla giustizia, perché, come dice Gesù, vedo negli altri le cose secondarie e trascuro ciò che è di primaria importanza: la giustizia e l'amore. Non possiamo avere gli atteggiamenti dei farisei e dei dottori della legge (vedi Lc 11,42-46) che nonostante le conoscenze trascurano ciò che è primario: l'amore e la giustizia. Ricordiamoci: la Legge di Dio è sempre per il bene dell'uomo che si trova nell'amore e nella giustizia. Non possiamo continuare a tacitare la nostra coscienza con un semplice andare a Messa la domenica, ci vuole qualcosa di più concreto.
Preghiamo allora perché possiamo capire bene che, facessimo tutto il bene possibile,
"se non ho la carità niente mi giova, anzi non sono niente" (1Cor 13,1). Chiediamo di uscire dalla nostra situazione di egoismo e di orgoglio, facendoci guarire da Gesù: "Gesù, mite e umile di cuore rendi il mio cuore come il tuo".