Anzitutto vorrei ricordare, anche se non dappertutto viene celebrato, il martirologio il 26 novembre, ci presenta il beato Giacomo Alberione, fondatore della famiglia Paolina. Lo ricordo, perché noi che navighiamo e scriviamo in internet, lui da lassù ci guardi e ci assista in quest'opera dei mass media.
Chiudiamo questi ultimi giorni, prima dell'avvento e il Vangelo sembra darci un'altra chance prima di ricominciare. E' la delicatezza amorosa di Dio che il Vangelo di oggi (vedi Lc 21,1-4) ci rivela deve riempirci di ammirazione e nello stesso tempo darci un grande incoraggiamento.
Ciascuno di noi è naturalmente portato ad amare gli altri. Ci sentiamo cioè fatti non per odiarci reciprocamente, ma per amarci. Ascoltate come questo fatto viene descritto da S. Basilio: «abbiamo insita in noi, fin dal primo momento in cui siamo stati plasmati, la capacità di amare. E la prova di questo non viene dall’esterno, ciascuno può rendersene conto da sé e dentro di sé. Di ciò che è buono infatti, proviamo naturalmente desiderio».
Guardiamo alla vedova del Vangelo. Lei ama anche se dal suo piccolo si nasconde: che cos'erano i suoi due spiccioli confrontati con le offerte dei ricchi? Questi sì potevano essere orgogliosi: loro davano molto! E Gesù rovescia la situazione: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti". Il Signore non vede quello che appare, vede il cuore e sa dove si trova la vera generosità. Questo deve incoraggiarci quando siamo nella stessa situazione.
Intanto incoraggiarci ad essere umili, se abbiamo la possibilità di dare molto; non dobbiamo insuperbirci, perché tutto ci è stato dato da Dio. In secondo luogo essere umili quando possiamo dare poco, quando ci sentiamo poveri, in tutti i sensi: poveri di forza fisica, poveri di capacità in confronto agli altri. In questi casi è difficile essere generosi, perché ci si scoraggia e si è tentati di non fare neppure quel poco: per quel che vale! Il Signore ci dice di fare anche poco, ma bene. Se con umiltà e amore mettiamo al servizio del Signore il poco che abbiamo, facciamo una cosa grande e siamo più vicini al Signore di quando eravamo in grado di fare con gioia cose apparentemente maggiori.
Oggi, chiediamo allo Spirito Santo che ci aiuti a consegnarci al Signore con tutto il cuore l'anima e le forze, a dare tutta noi stessi a Lui che è la segreta fondante ragione del nostro vivere. Preghiamo così: Signore, concedimi di non trascinare mai una vita da conteggio legalistico ma di ardere nel tuo fuoco d'amore, perché quello che sono e che ho, sia pur poco, è tuo e ha senso se si realizza solo in te e per te.