domenica 23 novembre 2008

NEL DONO DI SE STESSI

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Con la Parola che la liturgia ci offre, voglio immaginare la scena di quanto accade nel Tempio. In questo luogo di preghiera Gesù è un osservatore. L'evangelista Luca nota che lo sguardo di Gesù si posa dapprima sui ricchi intenti a compiere un gesto del tutto normale e buono: quello di dare la propria offerta in denaro per il tesoro del tempio. Subito dopo Gesù pone il suo sguardo su una piccola vedova (vedi Lc 21,1-4).
Come sappiamo, il guardare di Gesù non è un semplice alzare lo sguardo per vedere, ma per scrutare. Infatti, egli vede la vedova nella totalità del suo essere. Così come aveva visto le altre persone intente all'offerta.
Che cosa è questo sguardo? L'autore della lettera agli Ebrei direbbe che "la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore" (Eb 4,12). È lo sguardo di Dio non dell'uomo che in Gesù fa emergere, in pieno risalto, la verità delle cose.
Cosa accade qui? Sia i ricchi che la vedova hanno fatto lo stesso gesto. Che cosa manca ancora? Nella nostra vita di cristiani possiamo fare qualsiasi gesto per liberarci del superfluo, per liberarci anche di noi stessi, ma se non mettiamo amore, se non c'è Dio, è come se non avessimo fatto nulla.
Nella vedova che, nel dono di quanto aveva, dona se stessa e, donando se stessa, si scopre sempre più bella e ricca e gioiosa in quanto appartiene a Dio con una fede che rinnova continuamente la vita.
Oggi, nella nostra preghira, chiediamo allo Spirito Santo che ci aiuti a consegnarci al Signore con tutto il cuore l'anima e le forze, a dare noi stessi a Lui che è la segreta fondante ragione del nostro vivere. Preghiamo, in questo giorno che ricordiamo i martiri vietnamiti, così: Signore, concedimi di non trascinare mai una vita da conteggio legalistico ma di ardere nel tuo fuoco d'amore, perché quello che sono e che ho, sia pur poco, è tuo e ha senso se si realizza solo in te e per te.