lunedì 13 aprile 2009

Martedì fra l'Ottava di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Siamo nell'ottava di Pasqua e gli episodi che il quarto evangelista racconta, ruotano attorno al sepolcro di Gesù e alla sua resurrezione.
Quest'oggi, abbiamo l’esperienza pasquale di Maria di Magdala, che ha vissuto con i discepoli il dolore della separazione e dell’esclusione quando Gesù si è ritrovato solo con le sue sofferenze e con la morte (vedi Gv 20,11-18).
Maria si trova accanto al sepolcro di Gesù e piange, perché crede che le abbiano sottratto anche il corpo del suo amato Maestro. immaginiamo una forte disperazione, in quanto le è negato questo contatto, questa consolazione. Si volta e vede una figura, ma non riconosce Gesù, crede che sia il custode del giardino: il Risorto esige gli occhi della Fede per essere visto. Gesù le dice: «Donna, perché piangi?», ma lei ancora non lo riconosce.
Il cuore è chiuso dalla disperazione, dal proprio io. Maria non sente nulla dell’esultanza pasquale, né della risurrezione. Gli angeli seduti, uno al posto della testa e l’altro al posto dei piedi di Gesù, li nota appena. Essa non vede che lo spazio vuoto tra i messaggeri di Dio per questo esclama la sua pena: “Hanno portato via il mio Signore...”. Vuole sapere dove lo hanno messo, assicurarsene, tenerlo e restare vicino a lui...per sempre. Questo futuro che lei si è immaginata distrugge Maria nel momento di lasciare la tomba.
Maria cerca ancora il Cristo, quello che lei aveva seguito, quello che l'aveva salvata. Solo quando Gesù pronuncerà il suo nome, «Maria», allora lei lo riconoscerà. È in questo momento che i suoi occhi si aprono. In lei avviene un nuovo modo di amare, di restare uniti al Maestro. Il Signore stesso glielo chiede: “Non mi trattenere perché non sono salito al Padre, ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.
Si crea una nuova intimità tra Gesù e questa donna, la relazione con il Risorto è su un altro piano. Ora sa che non può “trattenere per sé il Signore in un rapporto ancora troppo legato al suo ego. Anche l’amore di Lui è dono da recare ai fratelli, proprio come comunicazione di ciò che gli occhi della sua anima ora (ben più che gli occhi del suo corpo) han visto.
Chiediamo nella nostra preghiera che si aprano gli occhi della fede per uno sguardo prolungato e adorante sul Risorto. Chiediamo anche il dono dello Spirito Santo per annunciare ai fratelli con la propria vita, più che con le parole, che la nostra non è fantasia, ma esperienza di Cristo Risorto!