sabato 25 luglio 2009

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il Vangelo di questa domenica (ma vedremo lo si seguirà anche nelle prossime) non è più quello di Marco. Il ciclo B prevede dopo la XVI domenica del t.o. quest’interruzione, dovuta alla lettura del capitolo VI di Giovanni, che riguarda la catechesi eucaristica di Gesù.
Possiamo chiederci prima di continuare la riflessione: chi seguiamo? Gesù o i segni che lui fa?
La folla segue Gesù poiché osserva i segni che Egli compie sugli infermi (v. 2): non c’è ancora il ricorso alla fede per riferirsi a Lui, piuttosto si segue il proprio bisogno di vivere bene, nella speranza che qualcuno sia garante della propria vita. È l’istinto di conservazione che crea per ora il legame. Attraverso questo segno, il Figlio di Dio farà capire che il fine ultimo dell’esistenza si lega all’eternità, che solo Dio può offrire a chi si riconosce come suo figlio, e come tale gli si affida.
Lungo questo percorso troviamo un segnale che indica pericolo: il problema di noi adulti è smarrire il sogno, essere talmente realisti da diventare aridi. Smettiamola di recitare le litanie delle nostre fragilità e delle nostre incapacità di fronte alle tragedie del mondo, piantiamola di inanellare pessimistiche analisi sul destino del mondo e della Chiesa, finiamola di gufare all’inizio dell’anno pastorale quando vediamo il nostro quartiere crescere e la nostra parrocchia arrendersi!
Il Vangelo porta i segni della povertà 5 pani e 2 pesci la merenda del povero adolescente che si trovava in mezzo alla folla. Ma in quei segni di povertà, Gesù compie per tutti il grande sogno e ci dice: “Davanti alla difficoltà, anche se non hai le forze, mettiti in gioco, dona quel poco che hai e diventerà un miracolo di condivisione”.
In quei poveri segni che si fanno pienezza, il numero 7 indica proprio questo, Gesù sfama la folla. La moltiplicazione dei pani e dei pesci può risultare ingannevole, in tal senso, perché sembra andare nella direzione delle attese, mentre – come si vedrà le prossime domeniche – Gesù ne fa la premessa per annunciare altro. Tuttavia, anche con questo miracolo Gesù dimostra di usare la sua potenza sempre e solo a beneficio degli uomini, invitando i suoi seguaci ad operare in modo conforme, vale a dire a impegnare le loro capacità e possibilità a beneficio del prossimo.
Qui ricordiamo anche un'altro tipo di fame, che solo chi ha moltiplicato i pani e i pesci è in grado di soddisfare: la fame di vita e di felicità, di fronte alla quale non ci sono differenze tra primo, secondo e terzo mondo. Lui solo è in grado di saziarla: e lo fa di buon grado, anzi non chiede altro. Lo fa', a una condizione: che riconosciamo davanti a lui la nostra povertà interiore; in altre parole che non ricorriamo a lui da più o meno consapevoli presuntuosi, i quali hanno già le loro idee e le loro strade, e da lui pretendono conferme e approvazioni, non la verità.


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