mercoledì 25 novembre 2009

Giovedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Nel vangelo di oggi continua il discorso apocalittico che riporta due segnali, il 7° e l' 8°, che dovevano accadere prima della fine dei tempi o meglio prima della venuta della fine di questo mondo per dar luogo al nuovo mondo, al "cielo nuovo ed alla Terra nuova" (Is 65,17). Il settimo segnale è la distruzione di Gerusalemme e l'ottavo è lo sconvolgimento dell'antica creazione (vedi Lc 21,20-28).
Nel brano troviamo il destino di Gerusalemme. E a noi viene in mente l'attuale condizione di Gerusalemme, dove la comunità cristiana ha iniziato a muovere i suoi primi passi, anche se presto contrastati, come suggerisce Luca. La fine di Gerusalemme è l'inizio del tempo dei pagani. L'invito al Regno, rifiutato dagli ebrei, passa ora a tutti i popoli del mondo. Il rifiuto dei giudei, invece di bloccare la salvezza, la allarga ai pagani (At 13,46). Quando essa sarà giunta a tutti i popoli della terra, anche Gerusalemme riconoscerà il suo Signore (Rm 11,25-26).
I versetti 25-28 di questo brano non sono descrizioni di cataclismi cosmici, ma modi di dire immaginosi, irreali a cui gli autori della Bibbia hanno fatto ricorso per annunciare le grandi novità di salvezza e di liberazione portate dal Messia. La Bibbia abbonda di tali descrizioni per presentare avvenimenti storici come la caduta di un re, una sconfitta militare o un qualsiasi rivolgimento nazionale (cfr. Es 19,18-19; Is 14,12; Ger 4,23-28; Gl 3,1-5).
Prendere alla lettera questi annunci non significa solo fraintendere, ma addirittura stravolgere il loro significato. Ad esempio, noi subito paragoniamo quanto sta accadendo oggi, con quanto ci sta scritto sulla Bibbia; subito scattano gli attacchi di panico anche tra cristiani. Quando San Pietro volle presentare la Pentecoste come giorno in cui si avverano le parole del profeta Gioele: "Farò prodigi in alto nel cielo e segni in basso sulla terra, sangue, fuoco e nuvole di fumo. Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, giorno grande e splendido. Allora chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato" (At 2,19-21). Ma non si vide nulla di simile in quel giorno! Ci furono grandi avvenimenti, conversioni e rivolgimenti nelle menti e nelle coscienze: questo sì. Il giorno di Pentecoste si concluse così: "Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone" (At 2,41).
Allora, il linguaggio usato non annuncia la fine del mondo, ma un grande evento nella storia della salvezza. Anche nel nostro linguaggio, quando succede qualcosa di imprevisto o di grave, diciamo: "Mi sono sentito cadere il mondo addosso!". Ma, per fortuna il mondo non è ancora caduto addosso a nessuno: l'espressione vuol dire altro.Gesù alla fine dell'elenco delle tragedie e delle sofferenze, conclude dicendo: "alzate lo sguardo, perché la vostra liberazione è vicina". Cosa significa? Stare a mani giunte per la disperazione? No, carissimi amici alziamo lo sguardo vuol dire: cerchiamo senso, perché nascosta nelle pieghe della violenza umana la salvezza si realizza e si costruisce! Noi lo dimentichiamo sempre: è dal dolore che nasce la gioia.
Allora scendiamo nel silenzio del nostro cuore, incontriamo Dio e invochiamolo, perché ci aiuti a non spaventarci e a non scoraggiarci davanti alle contraddizioni del mondo, ma ad alzare lo sguardo in attesa del ritorno nella gloria del Signore e Maestro Gesù.