lunedì 28 dicembre 2009

29 Dicembre - V giorno fra l'ottava di Natale

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


In questi giorni la liturgia ci accompagna dentro il mistero della famiglia di Nazaret. Il bambino Gesù, nato all'interno del popolo ebreo, partecipa alle sue leggi e prescrizioni (vedi Lc 2,22-35).
Il Significato che possiamo cogliere in questo brano lucano è che il Signore visita il suo tempio. Egli non viene per giudicare l'inosservanza della legge, ma per sottomettersi come uomo all'obbedienza al Padre al quale gli uomini hanno disobbedito. Viene a pagare il debito dell'uomo. Nella Sua nascita, Gesù Cristo si sottomise alle condizioni di una vita umana, in un corpo umano; Egli diventò il seme dell'uma­nità per mezzo di una nascita umana. «Ma quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio mandò il Suo Figliuolo, nato di donna, nato sotto la legge» (Gal 4,4).
Prima che lo additasse al mondo Giovanni Battista come l’agnello che toglie il peccato dal mondo, sono Maria e Giuseppe a presentarlo ufficialmente all’intera umanità. Maria e Giuseppe esercitano il loro ufficio sacerdotale. Infatti, è un gesto sacerdotale quell’offerta, che troverà il pieno compimento ai piedi della croce, quando il bambino sarà la vittima di espiazione da presentare al Padre.
Nel vangelo di oggi incontriamo Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio”. Simeone significa "Dio ha ascoltato". Lo Spirito Santo era su di lui: per questo ascolta e osserva la Parola. Solo gli uomini illuminati dallo Spirito sanno spiegare esattamente la Scrittura e giudicare gli eventi della salvezza. Le braccia del vecchio Simeone rappresentano le braccia bimillenarie d'Israele che ricevono il fiore della nuova vita, la promessa di Dio.
Simeone ha aspettato tutta la sua vita il compimento della promessa del Dio di Israele, ha consumato i suoi occhi nella penombra del Tempio aspettando di vedere ciò che ostinatamente voleva credere. E il tempo gli era scivolato addosso nei gesti abitudinari di un ascolto continuo della Parola del Signore, anno dopo anno.
Ma il tempo è giunto. Simeone non appena vide entrare nel tempio il Bambino Gesù, seppe immediatamente che la sua attesa era terminata. La sua visione interiore si chiarì e la pace del suo animo fu scossa e si mise a benedire Dio.
Il Cantico di Simeone si pone sulla linea della grande tradizione del Servo di Jahvé: "Io ti renderò luce delle nazioni perché tu porti la mia salvezza fino all'estremità della terra" (Is 49,6). Ora si compie quanto era stato predetto: "Alzati, rivestiti di luce, la gloria del Signore brilla su di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare in te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere" (Is 60,1-3).
Gesù doveva essere per Israele e per la Chiesa un segno del desiderio che Dio aveva di salvare l’umanità; eppure da alcuni fu respinto. Solo chi vede Gesù salvatore può vivere e morire in pace.
Solo l'incontro con Dio può sanare la vita dal veleno della paura della morte e guarire l'uomo dalla falsa immagine di Dio. Dietro la porta della morte non ci attende un abisso di tenebre, ma la sala illuminata del banchetto della vita eterna.

Pascimi, o Signore, e pasci tu con me gli altri, perché il mio cuore non mi pieghi né a destra né a sinistra, ma il tuo Spirito buono mi indirizzi sulla retta via; perché le mie azioni siano secondo la tua volontà e lo siano veramente fino all’ultimo (San Giovanni Damasceno).