mercoledì 13 gennaio 2010

Giovedì della I settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo odierno riporta l'incontro di Gesù con il lebbroso e la sua guarigione (vedi Mc 1,40-45). Per capire questo miracolo è indispensabile ricostruire il suo retroterra veterotestamentario, presente in Lev 13, 45-46.
Il lebbroso è un impuro, colpito da Dio, a causa della sua impurità. Egli è un intoccabile e deve vivere al bando della società. Su questo sfondo il racconto evangelico acquista un significato preciso: Gesù tocca un intoccabile e questo miracolo illustra il potere di Gesù di salvare persino coloro che in forza della legge sono esclusi da Israele.
Il Regno di Dio non tiene conto delle barriere del puro e dell'impuro. Sia Marco che Matteo descrivono la scena mettendo in evidenza l'atteggiamento di devozione dell’infermo: “Ecco venire un lebbroso e prostrarsi a Lui” (Mt 8,2); “lo supplicava in ginocchio” (Mc 1,40).
Al tempo di Gesù la lebbra era una malattia che rendeva la vittima, ‘morte', abbandonato da Dio e dagli uomini. La persona colpita non aveva nessun diritto di fronte alla legge.
Nonostante tutto questo, il lebbroso che viene da Gesu dimostra una grande fiducia e umiltà: "Se vuoi, puoi purificarmi".
Dietro questa espressione condizionale, si coglie un importante insegnamento sul tema della preghiera di guarigione, e più in generale sulla preghiera.
Nelle parole del lebbroso ci sta una sottigliezza che forse non badiamo mai per tanti motivi, ossia la disponibilità del lebbroso a ridimensionare davanti a Dio la sua malattia, accettando perfino l’idea che il recupero della sua salute possa non essere davvero la cosa più urgente per lui, in quel momento. Il lebbroso non dubita del potere di Cristo di restituirgli la salute, ma dubita del fatto che la salute possa davvero essere il bisogno più urgente, per lui, in quel momento. Questo insegnamento, contenuto nelle poche parole del lebbroso, è importante per la preghiera cristiana, spesso condizionata dalle prospettive e dalle attese dell’orante, che quasi non lasciano spazio al fatto che, dal punto di vista di Dio, le urgenze possano essere diverse.
Un'altro aspetto che possiamo cogliere nel brano è che nell'incontro con il lebbroso è tracciato il volto di ciascuno e l'incapacità di amare.
Nel gesto di toccare il lebbroso, Gesù ci insegna ad amare e ci mostra che si tratta di amore compassionevole.
L'amore compassionevole di Dio è come un fiume immenso che scende ovunque per "bagnare" tutti, senza eccezione: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e vi darò ristoro" (Mt 11,29).
Gesù toccò il lebbroso e in quel momento egli fu sanato; diventava un uomo nuovo con il diritto di essere reinserito nella società dopo il dovuto rituale.
Anche oggi Gesù è con noi per liberarci dalla lebbra morale e spirituale ma ci vuole da parte nostra la volontà di essere purificato e l'umiltà di chiedere. Preghiamo così: Sì, Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi dalla lebbra dell'egoismo. Io lo credo! E perciò ti prego di volermi rendere "nuovo" in cuore. Rigenera in me la facoltà di credere, sperare, amare: essere uomo nuovo per una nuova umanità.