venerdì 5 marzo 2010

Sabato della II settimana di Quaresima

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Molta folla seguiva Gesù, ed era composta per lo più di malati, di peccatori, di gente abbandonata. Ed è ovvio che tutto ciò non passava inosservato. Anzi, questo rapporto privilegiato con i peccatori era uno dei motivi di accusa. Gesù mostra che tale rapporto non è casuale; anzi, fa parte della sua stessa missione e, si potrebbe dire, della stessa immagine di Dio. Per questo risponde all'accusa parlando non di se stesso ma di Dio, di come agisce Dio, di com'è Dio e lo fa con la parabola del padre misericordioso (vedi Lc 15,1-3.11-32).
Chissà quante volte l'abbiamo ascoltata questa parabola. Però, ogni volta che la si legge è "nuova di zecca". Le parole sono sempre le stesse, il messaggio e la sua risonanza nell'animo dell'uomo sono sempre nuove. Le parole "misericordia", "perdono", "amore" non si deteriorano mai, perché hanno l' "età" di Dio, che è eterno.
Nella parabola ambedue i figli sono lontani dai sentimenti del padre, il quale mostra una misericordia senza limiti per entrambi e corre incontro verso tutti, senza riserva alcuna. Dio ci corre incontro pur di riaverci.
È questo il senso del perdono cristiano: esso parte da Dio, ancor prima che da noi. A noi è chiesto solo di accoglierlo, di riconoscerlo. Potremmo dire che la scena del padre che abbraccia il figlio è l'icona più chiara della confessione e vuole che anche lui abbracci il fratello. Dio è fatto così: precede sempre nell'amore e corre verso di noi, peccatori, per abbracciarci.
ogni giorno sperimentiamo il peccato. Lasciamo allora entrare quel raggio di sole per nascere un nuovo giorno.
Preghiamo perché la nostra vita sia una continua conversione. Preghiamo così: Converti il mio cuore a Te, Signore. Che io mi percepisca amato da Te e ami tutti in Te.