mercoledì 14 novembre 2018

TUTTI I SANTI DELL'ORDINE CARMELITANO


ECCO LA GENERAZIONE CHE CERCA IL VOLTO DEL SIGNORE

Ancora una volta, in questo mese di novembre, vogliamo ricordare Tutti i Santi e questa volta quelli del Carmelo. Un modo per fermarsi nuovamente a pensare la santità, un modo per viverla con coloro che già l’hanno vissuta prima di noi al Carmelo. Sono tanti, per questo la liturgia ci permette ogni volta di allargare il nostro orizzonte.
Questa festa ci ricorda che la nostra vita è fatta di tanti incontri, di tanti volti – nessuno cammina da solo – di tanti santi che ci hanno accompagnato.
Il Salmo responsoriale, rispondendo alla prima lettura tratta dalla Lettera di San Paolo ai cristiani di Roma, ci pone una domanda: chi salirà il monte del Signore?
La domanda ci prospetta un cammino, un cammino in salita. È il cammino della santità programmato nel giorno del nostro Battesimo. Ciò significa fatica e non vivere come “cristiani della poltrona”, direbbe Papa Francesco, di non accontentarsi di una vita mediocre, superficiale.
I nostri santi ci insegnano che bisogna trovare, scegliere un mezzo per essere santi. Santa Teresa di Lisieux parla di quella piccola via nuova, cerca il suo “ascensore” per arrivare a Gesù perché è troppo piccola per salire la faticosa scala della perfezione e non si tira indietro come spesso facciamo noi.
Infatti, quando parliamo di fatica, all'improvviso tutti ci ritroviamo seduti, tutti stiamo male, tutti ci tiriamo indietro. Questo purtroppo, impedisce l’incontro con Dio, impedisce la ricerca di Dio.
Eppure la santità ha molteplici volti, come molti volti ha questa città, questa nostra terra e quindi, esiste una santità adatta alla vocazione di ciascuno.
Vivere la santità significa vivere la vita di tutti i giorni in movimento, guidati dallo Spirito del Signore per incarnarlo nella propria storia, nella propria vita, sapendo che niente ci separerà dal suo amore.
Il volto di Dio va cercato nella vita di tutti i giorni e in tutti i volti. Diceva Sant’Ireneo: “Gesù non rifiutava né oltrepassava la natura umana, né aboliva in se stesso la legge del genere umano, ma santificava ogni età per la somiglianza che ciascuna aveva con lui: infanti, fanciulli, ragazzi, giovani e adulti. Per questo è passato attraverso ogni età”.
Qui sta la bellezza che salverà il mondo che è un continuo lasciarsi portare in semplicità, in umiltà e non come in una fiction!
Lui è amore e la sua santità è stata inchiodata sulla croce del Figlio. Ed è in questa croce che ogni vocazione trova il riflesso della sua santità, come in un abbraccio.
Tanti hanno vissuto quest’amore misericordioso di Dio e tanti son saliti al suo santo monte; ognuno con le proprie forze, con i propri limiti. Con loro dobbiamo sentirci un unico corpo (credo la comunione dei santi, professiamo). “Noi non siamo soli, ma avvolti da una grande nuvola di testimoni” (Eb 12,1), con loro formiamo il corpo di Cristo, con loro siamo i figli di Dio, con loro saremo una cosa sola con il Figlio.
Essi sono il popolo delle beatitudini insegnano che la vita dei veri discepoli di Gesù più che una serie di cose da fare è un modo di essere: essere fedeli a Dio sopra ogni cosa, essere misericordiosi, essere miti, essere tessitori di pace, essere limpidi nel cuore, essere forti nelle avversità come sono stati loro: generazione che ha cercato il volto di Dio e che ora vivono nella moltitudine immensa dei santi.

(Letture: Rm 8,28-39; Sl 24; Mt 5,1-12)