domenica 9 ottobre 2016

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Continuiamo il nostro andare con Gesù verso Gerusalemme. Questa domenica, però, il camminare con Lui è un po' strano: ci fa fare il giro dell'oca.
Forse non è così strano perché anche se san Luca o Gesù non conoscessero la toponomastica o la geografia, il messaggio è tutt'altro.
In questa stranezza geografica Gesù entra in un villaggio, entra nella vita di tutti i giorni, entra nel nostro quartiere. La sua venuta in mezzo a noi vuole addolcire l'anima e sanarla dalla lebbra.
Qualcuno potrebbe obiettare: ma non sono lebbroso! Non ho la peste!
Alla Samaritana al pozzo Gesù disse: "se tu conoscessi il dono di Dio" (Gv 4,10). Oggi queste parole, nella guarigione dei lebbrosi, risuonano ancora.
C'è un dono che nasce dalla Parola. C'è una grazia che ci è stata consegnata nel giorno del Battesimo: la fede.
Se guardiamo attentamente il testo, i lebbrosi non vengono guariti per le imposizioni delle mani da parte di Gesù, ma dalla fede in Lui.
In questa domenica, dobbiamo rivedere la nostra fede martoriata dalla lebbra della vita, per tutte quelle volte che ascoltiamo superficialmente Gesù, parola eterna del Padre.
Il come fare, ci viene da uno "straniero", da un Samaritano (considerato un eretico): "lodando Dio", facendo la sua Eucarestia (il suo grazie), sedendosi alla mensa misericordiosa di Dio sulle strade della vita.
Gli altri nove, anche essi guariti, si sono fermati solamente alla guarigione e alla convalida di essa da parte dei sacerdoti. Possiamo vederla come una fede rinata ma che muore se non è innestata in Cristo Gesù, in Dio.
San Paolo esorta a rendere sempre grazie a Dio, in qualsiasi momento della nostra vita: bella o brutta che sia (1Ts 5,18), rendendo sempre più bella la nostra vita testimoniando l'amore misericordioso di Dio: il nostro canto nuovo.

Buona Domenica nel Signore

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immagine, fonte: www.lachiesa.it