lunedì 17 agosto 2009

Martedì della XX settimana del Tempo Ordinario


Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Continua il discorso di Gesù dopo l'incontro col giovane ricco. Riporta il commento di Gesù riguardo alla reazione negativa del giovane ricco. (vedi Mt 19,23-30).
Gesù stesso fa un amara riflessione sull'episodio del giovane ricco, che non ha il coraggio di seguirlo, nonostante le ottime intenzioni che l'animavano: "Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli".
Il ricco che s'identifica necessariamente con chi ha molti beni, ma piuttosto con coloro che sono smodatamente attaccati alle ricchezze fino a farle diventare il proprio idolo. Quanti idoli nella nostra vita: idoli che pretendiamo; idoli da cui non vogliamo staccarci; idoli che ci fanno comodo. Questa impossibilità di farsi piccoli per entrare nel Regno è sottolineata da Gesù e ripresa dai discepoli costernati: "Chi si potrà dunque salvare?".
Gesù insiste: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile" (cfr. Gen 18,14; Gb 42,2; Zc 8,6). Il Regno non è un bene che si guadagna o si possiede; bisogna riceverlo come dono da Dio.Gesù a questi dice che è possibile staccarsi dagli idoli, con l'aiuto di Dio è possibile staccare il cuore dalle cose della terra e aspirare con tutta l'anima a quelli del cielo.
Lo sfondo dell'incomprensione dei discepoli appare nella domanda di Pietro: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Che cosa dunque ne otterremo?" Gesù non nega nulla ai discepoli: nè distacco, nè la loro partecipazione al regno escatologico (cfr. 16,27; 21,43), ma ma indica la loro condizione reale a questa partecipazione: lasciare tutto per avere il centuplo. Però, malgrado la generosità così bella dell'abbandono di tutto, loro hanno ancora la vecchia mentalità. Hanno abbandonato tutto per ricevere qualcosa in cambio. Ancora non avevano capito bene il senso del servizio e della gratuità. Cose che succedono ancora oggi col principio del "do ut des".
Nel seguire il Signore non si può vantare di nessun titolo o diritto di anzianità, perchè "molti saranno ultimi e molti primi" (19.30; cfr. 20,16); ciò vale sia per Pietro che per i discepoli, ma anche per i cristiani di oggi.
Pietro, i discepoli, noi non abbiamo ancora preso coscienza che lo stare con Cristo è già un'abbondante ricompensa: il premio è di un valore infinitamente più grande di qualsiasi umana ricchezza. Si tratta della vita eterna oltre i beni indispensabili durante l'esperienza terrena. È la solenne promessa alle nostre rinunce, alle nostre scelte, talvolta ardue, ma sempre convenienti per noi. "Senza la rinuncia alle cose, non si ottiene nulla" (Lutero). Per questo San Paolo raccomandava ai primi cristiani: "Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra".