giovedì 29 aprile 2010

Venerdì della IV settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo odierno sottolinea, dopo l'annunzio del tradimento di Giuda (cfr. Gv 13,21), della partenza di Gesù (cfr. Gv 13,33.36) e del rinnegamento di Pietro (cfr. Gv 13,38) il turbamento dei discepoli di Gesù (vedi Gv 14,1-6).
I discepoli avvertono che è vicino il momento in cui il Maestro non sarà più con loro. E il presentimento dell'assenza (sia pure solo fisica) della sua persona li turba, li sgomenta. Gesù sa che il turbamento del cuore aggiunge difficoltà a difficoltà, che fa vivere male una situazione già di per sé complicata e, perciò, vuole tranquillizzare e rassicurare i discepoli.
Gesù c'invita a evitare uno scoglio che anche da un punto di vista psicologico è devastante. È inevitabile a volte essere turbati da ciò che di triste, di molesto, di contraddittorio, di deludente può capitarci. Gesù sa che restare turbati nel cuore è accettare di affogare, mentre c'è la scialuppa di salvataggio: invocare: "Signore, salvami".
In secondo luogo ci conforta quella promessa di Gesù circa il suo andare a preparare un posto che, ovviamente, non è un luogo, una casa, ma una condizione del tutto nuova e libera di esistere, una condizione che risponde a quella felicità a cui anela, da sempre, il nostro cuore. Perciò Gesù li esorta a rendere saldo il loro cuore, mediante la fede in Dio e nel loro Maestro.
La fede in questo contesto si manifesta come un potente tranquillante: «abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Gesù qui si fa risposta ai bisogni e alle attese dell'umanità, e di essere la strada che conduce alla verità, anzi di essere lui la verità. Nella nostra riflessione quotidiana dobbiamo chiederci se questo corrisponde al mio cammino di fede. Se è davvero lui colui che seguo, a cui mi rivolgo?
Preghiamo e approfondiamo il nostro cammino di fede per poter arrivare alla gioia della Pasqua in un crescendo interiore che ci conduce alla pienezza della felicità!