Abbiamo appena celebrato la festa di Pentecoste che chiude il ciclo Pasquale che subito iniziamo, nuovamente, il Tempo Ordinario che ci accompagnerà fino all'Avvento.
Il brano odierno (vedi Mc 10,17-27) ci richiama, tanto per stare in tema, all'ordinarietà della vita cristiana: la santità o la vita eterna
Durante la ferialità della vita, penso che sia il caso chiedersi: cosa devo fare per avere la vita eterna? oppure sto camminando verso la vita eterna?
Farsi questa domanda significa segnare i primi passi nella fede, come lo fu per tanti uomini e di tante donne. Sono tante le persone che "corrono" verso qualcuno che possa dare la felicità o che sappia indicarne la via.
Nel Vangelo ci sta "un tale" che, dopo aver corso, si inginocchia davanti a Gesù, e chiamandolo "buono" gli fa la domanda sulla vita eterna. Che cosa è la vita eterna? La vita eterna è la vita piena, la vita tutta, la vita riuscita, la vita felice, la vita vita, insomma. Non è quindi una pia domanda, quella del giovane, né un fervorino affettato, ma è la dimensione stessa dell'uomo, assetato di felicità, alla continua ricerca, talvolta affannosa, della gioia.
Gesù anzitutto lo corregge: "Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono!". Poi fa un lungo elenco di atteggiamenti, di stili di vita che testimoniano questo desiderio di pienezza. Forse la risposta può essere esagerata ai nostri occhi, ma forse è il caso di vedere se non siamo noi esagerati o avanziamo pretese nel comportamento della vita cristiana o del nostro cammino verso la vita eterna sentendoci a posto con la nostra coscienza. In verità è una scusa per non cambiare il cuore e la vita.
Ma se notiamo il personaggio del vangelo osservando i comandamenti si sentiva a posto con la coscienza, ma non bastava. Infatti, il suo problema, il problema del credente, di ognuno di noi, non è sentirsi a posto, ma seguire il Signore con abbandono e decisione. Il "tale" del vangelo ha paura di lasciare un nulla sicuro per un tutto che reputa incerto, e perciò perde la vita vera.
Gesù ogni giorno continua a "fissare con amore lo sguardo" su di noi perché non tratteniamo le tante ricchezze che abbiamo accumulato, che peraltro ci appesantiscono la vita e rallentano la sequela del Vangelo. L'unica vera ricchezza per cui vale la pena vivere è diventare discepoli di Gesù. Quell'uomo, scegliendo per le ricchezze, se ne andò triste. Preferiva una coscienza a posto che un seguire Gesù.
Chiediamo al Signore Gesù che ci faccia la grazia non di una coscienza a posto ma di essere capaci di seguirlo sulle strade della vita.
Chiediamo anche l'intercessione della Vergine Maria che oggi la veneriamo sotto il titolo di Ausiliatrice.