domenica 23 maggio 2010

Lunedì della VIII settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Abbiamo appena celebrato la festa di Pentecoste che chiude il ciclo Pasquale che subito iniziamo, nuovamente, il Tempo Ordinario che ci accompagnerà fino all'Avvento.
Il brano odierno (vedi Mc 10,17-27) ci richiama, tanto per stare in tema, all'ordinarietà della vita cristiana: la santità o la vita eterna
Durante la ferialità della vita, penso che sia il caso chiedersi: cosa devo fare per avere la vita eterna? oppure sto camminando verso la vita eterna?
Farsi questa domanda significa segnare i primi passi nella fede, come lo fu per tanti uomini e di tante donne. Sono tante le persone che "corrono" verso qualcuno che possa dare la felicità o che sappia indicarne la via.
Nel Vangelo ci sta "un tale" che, dopo aver corso, si inginocchia davanti a Gesù, e chiamandolo "buono" gli fa la domanda sulla vita eterna. Che cosa è la vita eterna? La vita eterna è la vita piena, la vita tutta, la vita riuscita, la vita felice, la vita vita, insomma. Non è quindi una pia domanda, quella del giovane, né un fervorino affettato, ma è la dimensione stessa dell'uomo, assetato di felicità, alla continua ricerca, talvolta affannosa, della gioia.
Gesù anzitutto lo corregge: "Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono!". Poi fa un lungo elenco di atteggiamenti, di stili di vita che testimoniano questo desiderio di pienezza. Forse la risposta può essere esagerata ai nostri occhi, ma forse è il caso di vedere se non siamo noi esagerati o avanziamo pretese nel comportamento della vita cristiana o del nostro cammino verso la vita eterna sentendoci a posto con la nostra coscienza. In verità è una scusa per non cambiare il cuore e la vita.
Ma se notiamo il personaggio del vangelo osservando i comandamenti si sentiva a posto con la coscienza, ma non bastava. Infatti, il suo problema, il problema del credente, di ognuno di noi, non è sentirsi a posto, ma seguire il Signore con abbandono e decisione. Il "tale" del vangelo ha paura di lasciare un nulla sicuro per un tutto che reputa incerto, e perciò perde la vita vera.
Gesù ogni giorno continua a "fissare con amore lo sguardo" su di noi perché non tratteniamo le tante ricchezze che abbiamo accumulato, che peraltro ci appesantiscono la vita e rallentano la sequela del Vangelo. L'unica vera ricchezza per cui vale la pena vivere è diventare discepoli di Gesù. Quell'uomo, scegliendo per le ricchezze, se ne andò triste. Preferiva una coscienza a posto che un seguire Gesù.
Chiediamo al Signore Gesù che ci faccia la grazia non di una coscienza a posto ma di essere capaci di seguirlo sulle strade della vita.
Chiediamo anche l'intercessione della Vergine Maria che oggi la veneriamo sotto il titolo di Ausiliatrice.