Letture
del giorno: 2Sam 7,1-5.8b,12.14a.16; Sal 88; Lc 1,26-38
Quando sorgerà il sole, vedrete il
Re dei re:
come lo sposo dalla stanza nuziale
egli viene dal Padre.
Prima
di immergerci tra i mille impegni di questa giornata, compreso i fornelli. Prima
di dimenticarci di Dio, se non l’abbiamo già fatto, visto che il Natale del
Signore corre sempre questo rischio, basta guardarci attorno per capire, chiudiamo
la nostra novena al Natale del Signore, che bussa alla porta del nostro cuore,
e che puntualmente ci trova impreparati.
L’evangelista
Luca vuole ancora aiutarci riprendendo quel personaggio timoroso, che al Tempio
restò muto cadendo nel silenzio dell’incredulità per nove mesi: Zaccaria.
Oggi
lo vediamo felice e, contento alza il braccio a benedice il Signore: “Benedetto il Signore, Dio di Israele”. Questa
è la benedizione giornaliera del cristiano, appena da’ inizio alla sua
giornata.
Purtroppo
questa è una benedizione che trova Dio nel dimenticatoio. Infatti, spesso nelle
tribolazioni pensiamo che sia Dio a dimenticarci di noi; in realtà non è così!
Zaccaria
per capirlo ci ha impiegato molti anni, più i nove mesi di gestazione di
Elisabetta. Dio non dipende dalle nostre logiche e dalle nostre limitate
capacità umane. Bisogna imparare a fidarsi e a tacere di fronte al mistero di
Dio e a contemplare in umiltà e silenzio la sua opera, che si rivela nella
storia e che tante volte supera la nostra immaginazione.
Per
fare questo percorso, Zaccaria si è rimesso a studiare da capo, è ritornato
alla scuola della Parola. Infatti, sapeva tante cose ma aveva dimenticato, a
differenza della Vergine Maria, la cosa più importante: che nulla è impossibile a Dio.
Ora
è pronto a rinascere, ad entrare nella logica di Dio. È pronto ad uscire dal
suo guscio e dal suo vecchio modo di pensare Dio. È pronto per essere “colmato
di Spirito Santo”. È pronto per profetare e dare alle genti il profeta
dell’Altissimo.
Zaccaria
apre la bocca e inizia a lodare Dio. Finalmente supera se stesso, le sue
negatività e può celebrare con gioia le meraviglie di Dio. Per riuscirci ha
dovuto rivivere tutto il cantico che lui stesso alla fine ha innalzato. È il
cantico dell’amore di cui, per mezzo dello Spirito Santo, ne è stato avvolto.
In
quel cantico sta la nostra vita con i suoi alti e bassi. Purtroppo abbiamo
paura di attraversarlo, di mettere nero su bianco e ci dimentichiamo veramente
chi è Dio per la nostra vita, per la nostra storia.
Noi,
sì, facciamo Natale, ma poi le cose continueranno alla stessa maniera, facciamo
grandi tavolate ma poi sottobanco i parenti sono come serpenti, l’altro rimane
tale e io pure e la festa ritorna ad essere un muro di separazione.
Il
vangelo odierno presenta il “Benedictus” come un itinerario di guarigione, di
luce, per ricuperare quella fiducia perduta sia in Dio che negli altri.
Alla
scuola della Parola possiamo imparare a benedire per entrare in quel fascio di luce che fa bene al
nostro corpo, al nostro cuore, alla nostra anima, alle persone a cui vogliamo
bene.
La
promessa di Dio si realizza “come sole che sorge dall'alto”. È un suo dono
continuo, perché Dio “guarda giù”, visita il suo popolo, lo vuole sempre suo,
lo vuole redento!
Per
questo Zaccaria benedice Dio e la benedizione di Dio scende su di lui.
Sembra
che la benedizione elevata al cielo rimbalzi per scendere sulla terra, così
come cantarono gli angeli a Betlemme: “Gloria a Dio e pace in terra!” e che
rinnoveremo nella Messa di Natale. Chi dà gloria a Dio vive in pace. Chi
benedice Dio è benedetto!
Impariamo
da Zaccaria a benedire Dio in ogni istante perché Dio ci possa benedire.
Manca
poco a celebrare il Natale del Signore. Ognuno di noi è arrivato a questo
giorno con il “proprio mezzo”: felice, incupito, rassegnato. Forse qualcuno ha
dato uno stop alla propria vita, non avendo più nulla da dire o da dare.
In
questo ultimo istante della novena, Zaccaria potrebbe suggerirci ancora qualcosa.
Egli è un uomo rassegnato ad una vita sterile, piatta e che ora si ritrova a
benedire il Signore.
Forse
resteremo induriti, perché stiamo marciando ancora in salita, però possiamo
ritagliarci pochi minuti per rivedere le cose belle, le grandi cose che ha
fatto Dio nell’arco della nostra vita. Allora vivremo anche noi, nel nostro
piccolo, il Natale del Signore che continua a visitarci dall’Alto come sole che
sorge!
Tanti auguri estensibili alle vostre famiglie!
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