giovedì 27 novembre 2025

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

NELL'ATTESA DEL "DOLCE INCONTRO"


Incominciamo, con questa prima Domenica di Avvento, il cammino del nuovo anno liturgico accompagnati dall’evangelista Matteo
che subito sembra mettere a fuoco la nostra vita in una cattiva sorte e non a dare dei segni di festa, come siamo abituati a vedere nel nostro consumismo in questo periodo.
Il Vangelo, infatti, ci parla di qualcosa e di qualcuno che irrompe nella nostra vita, come se dovesse distruggerla. Chissà se siamo pronti a questa irruzione?! Chissà quando ascoltiamo questa Parola, quali sentimenti suscita il nostro cuore?!
Il Tempo d'Avvento che viviamo è intriso di volti, volti violati nella dignità e sepolti nell'indifferenza di tutti e che rendono attuali i giorni di Noè, per questo motivo, il Tempo di Avvento deve spronarci a non abbandonarci al pessimismo, all’individualismo e al fatalismo, ma a riscoprire nell’ “Incarnazione di Dio”, Gesù, Speranza autentica che dà senso a tutto il “non senso” che ordinariamente sperimentiamo ed essere protagonisti della nostra vita, della nostra storia.
Per iniziare, l’evangelista Matteo ci presenta un brano con una prospettiva escatologica, non per dare credito chissà a quale cartomanzia o a qualche profeta di sventura, ma guardare a quel fine per vivere meglio il nostro oggi, le nostre responsabilità, i nostri impegni, la nostra storia personale e comunitaria, orientati verso la pienezza di quell’incontro definitivo. È la stessa Parola, infatti, che ci dice che ci sta un tempo, un'ora, una irruzione. Ciò non è semplicemente un fatto ma un “dolce incontro” (San Giovanni della Croce) tra Dio e il nostro desiderio che tende verso di Lui, incontro che deve essere ravvivato tutta la vita, perché questo è anzitutto e soprattutto il cristianesimo: l'incontro con l'amore di Dio, che ci ha creati per amore, ci ha redenti per amore e ci circonda costantemente ogni giorno con il Suo amore.
Il Vangelo non ci parla né di un giorno specifico e tantomeno di un’ora specifica, ecco perché siamo chiamati a tenerci pronti, a vigilare. Questa veglia ha i suoi movimenti. Anzitutto ci chiama a restare svegli nel cuore, svegli nella vita per non mancare a questo “dolce incontro” con Dio che viene.
La Parola ci dice che alla generazione di Noè mancava la consapevolezza, il discernimento e l’attesa per leggere i segni dei tempi. Era una generazione più attaccata al benessere e alla felicità individuale, che all’essenziale. Lo riscontriamo ancora oggi nella nostra società. Per questo, ancora una volta, siamo invitati a “scorgere nell’oggi i segni che anticipano il giorno del Signore”.
«Vegliate!», dice Gesù ai discepoli, a ciascuno di noi oggi, perché nessuno sa l’ora della venuta del Signore. Per tutti deve essere chiaro: non sappiamo il “quando” il Signore verrà. Il Vangelo sembra più preoccupato nel dirci che il Signore verrà a ricapitolare a sé tutta la storia e il “come” dobbiamo aspettarlo, all’improvviso, per questo siamo chiamati a vigilare e a pregare.
Con il Tempo di Avvento noi aspettiamo la venuta del Signore nella carne e con fede quella definitiva degli ultimi tempi. Nel frattempo, non dimentichiamo che ci sta una venuta nella vita di tutti i giorni, un avvento intermedio, continuo, misterioso ma reale, per questo la nostra preghiera: «vieni, Signore Gesù». Un’invocazione che sempre deve accompagnarci perché il Signore Gesù possa essere presente con la sua grazia.
Invochiamo e vegliamo. Abbiamo bisogno di esercitarci alla consapevolezza e al discernimento e non a respingere il Signore che viene, che bussa alla porta del nostro cuore.
Allora non barrichiamoci in casa e nelle nostre cose, perché questa non è vigilanza. La vigilanza è “una liberante attività umana che nutre il desiderio di camminare nella gioia, incontro al Signore che viene” (don Sandro Ramirez). E questo lo possiamo fare con uno slancio del cuore, un cuore pieno di gioia verso l’altro usando lo stesso stile di Dio che è lo stile dell’amore.
Il cristiano è chiamato a vigilare perché Dio stesso vigila sull'umanità, amandola profondamente.
In questo periodo ricorderemo, tra i personaggi dell’Avvento, la Vergine Maria, una giovane donna chiamata a collaborare al sogno di Dio con il suo «sì». Anche noi, come lei, siamo chiamati a collaborare, con il nostro «sì», a questo sogno di Dio, che è storia d'amore, perché si possa attualizzare il Regno di Dio in mezzo a noi.
L’avvento ci ricorda che abbiamo tanta responsabilità. Per questo è necessaria quella consapevolezza che dia senso al nostro vivere la vita, dando la giusta attenzione, accorgendoci di ciò che accade intorno a noi e nel mondo, nella consapevolezza che tutto passa e che solo Dio resta.
Ci accompagna la virtù della speranza che, in questo anno giubilare è stata la nostra “mascotte” e lo sarà sempre, perché ci permetterà di ricominciare sempre da capo, a dispetto di ogni profezia di sventura dettata dal primo di turno, e farci arrivare all'appuntamento decisivo, a quel “dolce incontro”, pronti e gioiosi con il Signore della vita e della storia.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!