SALVATI NELLA CROCE
Siamo giunti all'ultima domenica dell'anno liturgico e quando si conclude un anno si usa fare un bilancio, si usa ricapitolare tutto.
Noi, questa domenica, come battezzati, celebrando la solennità di Cristo, Re dell’universo, ricapitoliamo tutto nel Divino redentore, nostro unico Re.
Tutto nasce da quel cartiglio che Pilato compose in ebraico, in latino, in greco e in aramaico: «Costui è il re dei Giudei» (Lc 23,38). Scritta composta per mettere ancora una volta in ridicolo Gesù. Un’azione penosa che Dio assunse per rivelare al mondo intero una grande verità di fede: Gesù è Re, non solo dei Giudei, ma del mondo intero.
Dobbiamo ammetterlo: noi cristiani abbiamo uno strano Re, diverso dai potenti e dai prepotenti di questo mondo; il Vangelo di questa domenica ce lo mostra inerme sul trono della Croce, sul capo una corona di spine e posto in mezzo a due malfattori. Attorno a lui ci stanno diverse categorie di persone che in questo momento, a mo’ di ritornello, lo insultano prendendosi gioco di lui: «Salva te stesso!».
Gesù sulla croce, come nel deserto, è sfidato nella sua identità. È tentato per l’ennesima volta sull’auto-salvezza. Ma questa tentazione non sfiora Gesù. Egli, infatti, non cerca un auto-salvezza, non scende dalla croce, evita la via comoda, evita le scorciatoie.
In questa scena cruenta non abbiamo una semplice derisione, una semplice presa in giro per poi tornare tutto come prima. Qui abbiamo il puro fallimento dell'uomo, di un uomo che continua ad arrampicarsi sugli specchi dimenticando il valore della vita.
Questo fallimento ha il suo inizio dal nostro tipo di sguardo. Il Vangelo ci dice che ci sta un popolo che «stava a vedere» quanto stava accadendo, cioè, stava contemplando la scena del Calvario, stava contemplando una teofania ma non erano capaci di entrarvi perché al contempo vi era il rifiuto di Gesù Crocifisso considerato un maledetto, un perdente, un dono di morte: non ci accorgiamo, invece, che è un dono d’amore.
Oggi, con questa Solennità siamo chiamati ad entrare dentro questo mistero d’amore. Proviamo a non fermarci fuori, proviamo a incrociare il nostro sguardo con lo sguardo di Gesù perché penetri nella nostra anima. Quello che troveremo è solamente Dio-Amore, un Dio così pazzamente innamorato di noi fino a giungere alla follia della croce.
Questa è la regalità di Cristo. Questo è il suo essere Re, l’Emmanuele, in mezzo a noi. Un Dio così è assurdo diranno i pagani, è scandaloso ribatteranno i Giudei. E noi, oggi, in questo terzo millennio, non ci ritroviamo forse un po' sconcertati dinanzi all'impotenza del Crocifisso? Eppure, nulla è più eloquente della sua Croce, di questo “spogliamento” di Dio. L'abisso più profondo che ci separa da Lui non è quello della creaturalità, ma quello del non-amore. E la croce è venuta a colmarlo, facendoci contemplare l'Amore crocifisso perché ritrovassimo la nostra somiglianza con Lui.
In questo contesto uno dei malfattori, che nel tempo abbiamo classificato come “il buon ladrone”, ci aiuta a capire il senso della follia di Cristo: la salvezza. Egli, infatti, si è fatto raggiungere dallo sguardo di Gesù, si è fatto raggiungere dalla salvezza in quanto è riuscito, malgrado tutto, ad entrare dentro questo mistero d’amore, è riuscito a passare dalla porta stretta per arrivare al Regno di Dio.
In quest’uomo abbiamo la conversione, una trasformazione interiore. Egli si riconosce peccatore, riconosce i propri peccati e lo manifesta apertamente ammettendo di meritare quella sorte. Ecco perché san Paolo ci ricorda che Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori (cf. 1Tim 1,15-17), cioè, è venuto per tutti, in quanto tutti siamo peccatori anche se non tutti, come l’altro malfattore del Vangelo, vengono salvati. Nel Regno di Dio entrano solamente coloro che si riconoscono peccatori, cioè coloro che accolgono la salvezza come un dono gratuito di Dio amore attraverso il Re dei re, l’unico giusto: Cristo Gesù!
Questo significa accogliere quell’oggi di cui parla Gesù, che è l’inizio del nuovo tempo della salvezza inaugurato con la sua morte in croce. L’oggi di Gesù chiede di mettere da parte sfide e superbia e con tanta umiltà entrare in una relazione familiare, semplice, diretta, amichevole con Gesù. E quando ci sta questo tipo di relazione, possiamo stare tranquilli che saremo con lui, saremo salvati fin da adesso.
Il buon ladrone è con Gesù sulla croce non tra gli astanti che stanno a insultarlo. È “l’ultimo diventato primo” (cf. Mt 20,16). Possiamo dire che è il primo che entra nel Regno di Dio, è uno dei salvati ma non salvato dalla croce ma salvato nella croce.
Allora, oggi, guardiamo il Crocifisso, non respingiamolo. Assumiamo lo stesso atteggiamento del buon ladrone, atteggiamento fatto di conversione, umiltà, immersione nel mistero della croce che salva; accusiamo il nostro fallimento, il nostro peccato, per iniziare a vivere una appartenenza, a vivere il paradiso, nella quotidianità, oggi!
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
immagine: https://sendaespiritual.com/aprendiendo-la-historia-de-jesus-de-forma-divertida-estrategias-creativas-para-ninos/
