martedì 28 agosto 2007

COME INVOCARE IL MIO DIO?

Un caro saluto a te che mi leggi!


La Parola di quest’oggi presa dalla lettura feriale, continua a visitare la nostra situazione.
Gesù parla -dice il Vangelo- "alle folle" (vedi Mt 23,23-26), in particolare, il suo discorso è rivolto agli scribi e ai farisei. Di loro denuncia il comportamento e la pretesa di essere le guide religiose del popolo.
Fermiamoci un attimo per capire, alla luce della Parola di Dio, come viviamo la nostra fedeltà a Dio e all'uomo.
Ci accompagna in questa giornata un grande pastore della Chiesa: Sant'Agostino.
Di lui possiamo dire che è stato come "il vero pastore che dà la vita per le pecore" (Gv 10,11), senza pretendere di rovesciare pesi e tradizioni esteriori sulle spalle della gente.
La sua vita, certo, la leggiamo travagliata, ma è stato da quel travaglio e per le preghiere della madre (Santa Monica), che è riuscito ad essere pastore secondo il cuore Dio. Per lui è stato una continua ricerca, nell'obbiettivo comune della conversione.
"Come invocare il mio Dio", scriveva nella "Confessioni" (I, 2, 2), espressione che possiamo tradurre con queste parole: "come cercarti o Dio, se già stai alle radici del mio essere e del mio vivere?"
La parola che accompagna il nostro celebrare il santo non dice altro che cambiare mentalità, di finire di vivere lo spirito farisaico, che invece di aprire, sbarra le porte alla felicità e opprime la vita dei più deboli e bisognosi.
Se gli scribi e farisei hanno insegnato - e tutt'ora insegnano - ad essere solo belli fuori, beh il nostro Sant'Agostino dice il contrario, ed invita ad andare sempre alla ricerca di Dio per rinnovarsi nel cuore e nella mente, perché la nostra vita si scopra sempre davanti a tutti più ricca del Divino Spirito.
Penso che se nel nostro cuore c'è un po' di fariseismo, la nostra vita è come quella di sant'Agostino prima della sua conversione: un cuore in fermento ed inquieto, perché desideroso di essere libero per amare, desideroso di essere sempre nuovo, in una continua ricerca di comunione interpersonale ed autentica solidarietà.
Lasciamo allora che Dio "passeggi" con noi perché ci aiuti ad uscire dalla nostra esistenza aggrovigliata.