venerdì 14 settembre 2007

NELLA CROCE DI GESU' LA NOSTRA SALVEZZA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Oggi la liturgia dell'Esaltazione della croce ci propone un brano tratto dal colloquio notturno tra Gesù e Nicodemo (vedi Gv 3, 13-17). Qualcuno, forse, si chiederà perché questo brano e non il brano della crocifissione. Anche se in questo brano non troviamo la parola croce, scopriamo altre parole importanti: salire e discendere dal cielo, l'amore del Padre, la donazione del Figlio e soprattutto la volontà della salvezza del mondo. La missione di Gesù è la realizzazione del piano di salvezza del Padre. Questa missione viene realizzata attraverso la croce (puoi leggere qualcosa di più nei discorsi di Sant'Andrea di Creta).
Ma che cosa è per noi la croce? Stamattina durante la preghiera la fissavo. Non c'è dietro solo il mistero d'amore, ma c'è la nostra vita, il nostro cammino giornaliero. Guardare la croce è etrare nel momento della più profonda umiliazione di Gesù, con la sua morte in Croce, Gesù dimostra la massima esaltazione nel compiere la volontà del Padre.
La Croce non è semplicemente il martirio di qualcuno, ma è il compimento massimo della volontà del Padre. Certo la croce giornaliera si rende spesso pesante più del solito. Proviamo a vedere nella nostra croce un senso della vita, che va al di là dei nostri ragionamenti umani: scopriremo l'obbedienza del Figlio al Padre; scopriremo la nostra obbedienza che ci lascia legati al mistero d'amore del Padre.
Forse non ci è facile capirlo, perché vorremmo che Dio ristabilisse tutto, magari secondo le nostre desiderata. Invece "Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna". Questo lo ha fatto in una maniera che ancora oggi ci sorprende, fin nella parte più intima di noi.
La Parola della Croce ci richiama stamattina a rompere l'abitudinarietà che riesce perfino a renderci indifferenti davanti alla Croce di Gesù. In questa Croce, vi è la scommessa di Gesù: credere che sul più infame patibolo (per quei tempi) Egli fu appeso perché potesse, per così dire, assimilare lì, nel sangue, nella lacerazione e nelle ferite, tutto il male e la sofferenza del mondo.
Ciò che vorremo da Dio. Lui l'ha riposto nella Croce del Figlio, perché quella Croce è la sua infinita pazienza che ci consegna l'unica chiave interpretativa di questo alto mistero: il Figlio crocifisso per amore.
Preghiamo nel nostro profondo così: Gesù, sei diventato Tu stesso l'immagine del male e del dolore e nello stesso tempo Tu, Tu solo, ne sei diventato il rimedio. Ch'io entri, per grazia, in questo abisso d'amore.