sabato 27 ottobre 2007

L'INSISTENZA DI GESU'

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Un Vangelo un po' duro da capire e forse da intenderlo male (vedi Lc 13,1-9). Ma dietro quelle parole dure, drastiche, drammatiche o come vorremmo definirle, noi troviamo l'insistenza di Gesù affinché accogliamo il suo invito a convertirci.
I nostri pensieri si assillano insieme ai fatti di ogni giorno. Anche qui Gesù racconta un fatto di cronaca. Fatto di ieri, ma che si rinnova in qualche maniera nella vita di oggi. Il destino dell'uomo viene spontaneamente riletto alla luce della teoria della retribuzione: se pecco vengo punito da Dio. Ce n'è voluto di tempo e di esperienza – da Giobbe a Gesù – per slegare definitivamente questa modo di pensare: la malattia e la disgrazia non è mai una punizione. Dio sta dalla parte di tutti e in particolare di chi soffre. Anche se la mia vita attraversa un momento amaro, difficile, non è necessariamente un intervento di Dio per punirmi o farmi capire chissà quale lezione.
Nel Vangelo Gesù afferma che le vittime di quei disastri e di tutti quelli che sono accaduti o possono accadere, non sono a causa di un castigo divino, sicuramente però dovevano essere letti come monito ad una vera conversione e un appello a cambiare vita. Quello che Gesù, ancora oggi, ripete alla nostra vita con insistenza è soltanto per amore. Egli dice che se la nostra vita non si apre ad una visione della vita di fede, se non scopriamo che Dio ci ama, questa sì è una disgrazia, la peggiore. Allora le nostre fatiche, le nostre gioie viviamole da adulti, senza incolparne Dio e sappiamo investire bene la nostra giornata di lavoro.
La parabola del fico sterile viene proclamata a conferma di quanto Gesù ci ha già detto: viviamo una sterilità della vita che non fa vivere ma soffoca fino alla morte. Sì, vivacchiamo mediocremente, siamo "sfruttatori" della grazia ricevuta, rendendola inefficace in ordine alla salvezza. ma tutto questo ferisce anzitutto noi stessi e quanti ci stanno attorno perché, rimandando i tempi della conversione, priviamo anche gli altri di quella energia spirituale che scaturisce da una fede autentica. Sembra che anzi respirare ossigeno respiriamo anidride carbonica dove si innescano meccanismi di chiusura e reazioni a catena, debilitanti per tutti. Da cui poi, inevitabilmente, dipendono malumori e ritardi nel fare il bene. Prepotenza e ripicche. Mutismi e sottili rivendicazioni.
Offriamo durante la nostra preghiera questa sterilità al Signore perché ci conceda di fare frutti degni di conversione. Preghiamo così: Perdonami, Signore, se finora ho sfruttato il terreno della grazia per fare i miei comodi o per vivacchiare all'ombra della tua infinita pazienza. Concedimi un cuore nuovo, vivificato dal Tuo Spirito, ben disposto ad amare nell'autenticità di una fede viva e feconda.