giovedì 15 novembre 2007

BISOGNA ESSERE PRONTI

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Stiamo per concludere l'anno liturgico, e la Parola di Dio ci rivela gli "ultimi tempi" (vedi Vangelo Lc 17,26-37).
Al tempo di Gesù i Giudei avevano un grande desiderio del regno di Dio, ne aspettavano con ansia la rivelazione. Il Signore stesso fu più volte interrogato sull'avvento del regno, che doveva portare a compimento il disegno della giustizia divina, ed egli non indicò mai una data, ma esortò sempre a tenersi pronti (vedi Mt 24, 42-51).
Purtroppo le parole di Gesù non sono state chiare per qualcuno allora, ma anche per i nostri giorni. Gesù quando parla in questi termini, non allude a profezie straordinarie, vuole solamente farci capire la necessità di essere sempre pronti a ricevere Dio nella nostra vita, negli avvenimenti ordinari come in quelli straordinari. Bisogna sempre essere preparati alla venuta del Signore, che spesso giunge all'improvviso. Chi non lo aspetta è preso alla sprovvista. Chissà quanti di voi che mi leggete avete assistito ad una morte inaspetata, improvvisa: "Come avvenne al tempo di Noè, come avvenne al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano", ma senza aspettare Dio. E quando egli viene non trova l'anima pronta. Perché la venuta del Signore non riguarda solo avvenimenti che coinvolgono tutto un popolo e che spesso accadono inaspettatamente; anche nella nostra vita l'incontro con Dio avviene in modi imprevisti. La morte, perfino per i malati gravi, arriva improvvisa. La si aspetta un giorno dopo l'altro, e arriva quando non ci si pensa più. Gesù dice che dobbiamo essere pronti. Cosa significa? Essere pronti significa cambiare attitudine interiore. Il modo con cui noi svolgiamo le nostre normali occupazioni è il modo in cui attendiamo o non attendiamo il Signore. Se tutto ciò che facciamo lo facciamo con lui, lo aspettiamo; se viviamo nell'osservanza dei suoi comandamenti e nel suo amore, il suo arrivo non ci stupirà e saremo contenti che egli ci chiami ad essere con lui per sempre.
Nella vita di san Luigi Gonzaga si racconta che mentre stava giocando con altri tre ragazzi qualcuno domandò loro: "Che cosa fareste, se vi dicessero che tra due minuti morirete?". Tutti cercarono una buona risposta, ad esempio: "Andrei in cappella a pregare per prepararmi alla morte". E si dice che san Luigi rispose: "Io continuerei a giocare!". Il suo gioco era quello che Dio voleva da lui in quel momento; la sua gioia era quella che l'amore di Dio gli mandava: che cosa avrebbe potuto fare di meglio, se non quello che piaceva al Signore per quel momento? È una buona lezione per noi.
Nella nostra preghiera chiediamo al Signore di dilatare i nostri orizzonti, perché non siano circoscritti solamente a quanto i nostri occhi vedono, o a quanto facciamo o possediamo, ma si aprano a Lui e ai bene eterni che ha preparato per ciascuno di noi.