venerdì 2 novembre 2007

L'ULTIMO POSTO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Abbiamo celebrato i Santi, i Defunti e come se non bastasse Gesù nel Vangelo di questo primo sabato di novembre (vedi Lc 14,1.7-11), ci precisa un aspetto della santità che forse non ci passerà mai dalla testa: per salire nella santità bisogna che discendiamo. In genere la santità la pensiamo come una strada in salità, si dice infatti che prima di arrivare alla gloria vi è la croce. Ed è vero. Ma Gesù ci dice che questa strada ascendente in realtà si percorre camminando in discesa: andare all'ultimo posto, scegliere l'ultimo posto. Attenzione, forse il nostro orgoglio non ci fa riflettere perchè quello che ci dice Gesù è contemporaneamente rassicurante ed esigente. E rassicurante perché non ci viene chiesto di fare delle scalate straordinarie, come quelle dell'Hymalaya. Ci è domandato solo di andare umilmente più in basso che possiamo. Chi non è capace di andare all'ultimo posto? È sempre possibile a chiunque. Purtroppo quanto dice Gesù è anche molto esigente, esigente per il nostro amor proprio, per il nostro orgoglio, che non ci rende facile metterci al di sotto del rango che pretendiamo di avere. Noi tendiamo piuttosto a prendere un posto anche solo un po' più in alto di quello che ci spetta. Mettersi da sé all'ultimo posto è certamente difficile per l'amor proprio, ma è la via più sicura per essere esaltati. E esigente, ma Gesù ci fa vedere che è semplice e che ci stabilisce nella pace. Questo lo possiamo fare camminando nell'umiltà, riconoscendo che siamo deboli, imperfetti, tanto spesso infedeli alla voce di Dio e non scoraggiarci, ma lodare ancora di più il Signore per la sua bontà e la sua misericordia, è la strada in discesa che ci fa salire verso di lui. Anche Gesù è sceso nella parte più bassa della nostra umanità e nell'umiltà si è incarnato, e si mise in cammino per far ritorno al Padre passando dalla Croce.
Domandiamo alla vergine Maria di insegnarci la strada della vera santità, lei che ha saputo unire alla straordinaria magnanimità che il Magnificat ci rivela un'umiltà ancor più straordinaria, una semplicità che ci riempie di ammirazione e di meraviglia ci insegni a starcene contenti all' "ultimo posto": quello dell'umile amore.