giovedì 7 febbraio 2008

GESU' BENE SUPREMO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Nella parola che ascoltiamo, osserviamo che a Gesù viene fatta una domanda: “Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?” (vedi Mt 9,14-15).
Il digiuno, in tutte le religioni, ha un valore profondo, valore di rimando all'essenziale oltre che – come hanno scoperto in questi ultimi anni le scienze mediche – di purificazione dell'organismo e di alleggerimento della mente. Il vangelo ci richiama al senso cristiano del digiuno che è quello dell'attesa dello sposo, di una visione nuziale della quaresima, come tensione al ritorno nella gloria del Signore Risorto.
Quando Gesù si dona a noi nella preghiera, non è il momento di digiunare. Bisogna ricevere appieno il suo amore, lasciargli una libertà completa, sapendo che il regno di Dio può realizzarsi molto bene in noi in quel momento. Non ci lasceremo mai colmare troppo da una gioia che viene direttamente dalla presenza di Gesù. Perché colui che entra nell’intimità del cuore di Gesù conosce sofferenze interiori molto profonde: sofferenze per il suo peccato e per il peccato del mondo, prove, assilli, tentazioni e dolorosissimi digiuni spirituali nel momento in cui Gesù si nasconde, e non fa più percepire la propria presenza...
La Chiesa sa che le nostre forze sono limitate, e che noi dobbiamo essere disponibili alle sofferenze più intime, più profonde, che vengono direttamente da Gesù. È questo il motivo per cui essa ha ridotto i digiuni che un tempo erano d’obbligo. Essa ne dispensa i vecchi, i malati: se il digiuno impedisce loro di pregare, se essi hanno appena la forza per restare vicino a Dio, che restino con lo Sposo: è questo l’importante!
Preghiamo così: Signore, noi oggi digiuneremo per ricordarci che ci stiamo preparando ad una festa di nozze. Rendi autentico e solidale il nostro digiuno, senza ipocrisia ed esteriorità.