mercoledì 12 marzo 2008

GESU' E' VERO DIO E VERO UOMO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Come è difficile capire Gesù, specialmente quando abbiamo un cuore chiuso vantandoci chissà di chi o di che cosa. Scribi e farisei, all'interno delle loro dispute con Gesù, si vantano sempre di avere per padre Abramo (vedi Gv 8,51-59). Certo non è stato facile per tanti credere che Gesù è anche Dio, ma tra voi che mi leggete, spero che non sia così.
Qui i giudei non riescono a capire le parole di Gesù: "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò". Quale è questa gioia di Abramo se non la Risurrezione: il giorno di Cristo per eccellenza.
Purtroppo i toni sono molto accesi e l'atteggiamento degli avversari si fa via via più aggressivo, sino ad accusare il Maestro dichiarandolo un bestemmiatore e, come tale, meritevole della lapidazione. Ma è proprio nel bel mezzo di uno scenario sempre più drammatico che Gesù fa una rivelazione solenne: "In verità, in verità vi dico,...Io Sono".
"Io Sono" è un'espressione tipicamente giovannea che indica con chiarezza la divinità di Gesù di Nazaret. In greco è detto "ego eimi"; termine equivalente in ebraico è "Jahvé", che nel Deutero-Isaia indica il nome del Signore Dio, in quanto fedele alla sua Alleanza.
Qui si capisce bene, che facendo una affermazione del genere, Gesù manifesta di essere vero Dio e vero uomo. Egli è la presenza maestosa e potente di Jahvé che libera e salva.
Questa è una verità di fede infinitamente grande, che c'interpella. Se crediamo infatti che Gesù è il Signore, non c'è capitolo della nostra storia che non possa essere salvato, recuperato alla vita e alla dignità, né angolo della nostra esistenza che non debba essere penetrato dalla sua Parola.
Eppure, non capita forse anche a noi di dire, come i Giudei: "Chi pretendi di essere?" a Colui che vuol proclamare, anche nella nostra vita, la sua Signoria. Penso di sì. Oggi più che mai è una domanda all'ordine del giorno! Sì anche noi siamo come i giudei, anche senza farci caso abbiamo tanti modi in cui ripetiamo a Gesù: chi pretendi di essere? E lo facciamo vivacchiando, scrollando le spalle dinanzi alle nostre responsabilità, trastullandoci in atteggiamenti perennemente immaturi, e purtroppo anche a mani giunte, quando pregando "in noi stessi", come il fariseo al tempio, non facciamo altro che compiacerci del nostro orgoglio e ripetiamo: "Io sono...", quasi riferendo a noi stessi l'espressione stessa usata da Gesù, mettendo il nostro io al posto di Dio.
Questo è il nostro idolo, che si aggiunge ad altre forme di idolatria. Diceva un grande filosofo: "L'idolo è la forma alienata dell'esperienza dell'uomo di se stesso. Adorandolo, l'uomo si adora... L'idolo è una cosa e non ha vita. Dio al contrario è un Dio Vivente... La contraddizione tra idolatria e il riconoscimento di Dio è, in ultima analisi, tra l'amore per la morte e l'amore per la vita" (E. Fromm).
Preghiamo allora con sincerità di cuore, riconoscendo Gesù vero Dio e vero uomo e nostro Salvatore.