domenica 4 maggio 2008

CORAGGIO, NON TEMERE!

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Il 5 maggio il calendario carmelitano riporta uno dei primi santi, dell'Ordine Carmelitano: sant'Angelo.
In questo giorno dedicato al santo martire Angelo, ascoltiamo la Parola che ci indica sempre la via per arrivare alla salvezza.
Il contesto del vangelo (vedi Gv 16,29-33) continua ad essere l'ambiente dell'Ultima Cena, ambiente di fraternità e di addio, di tristezza e di aspettativa, in cui si rispecchia la situazione delle comunità dell'Asia Minore della fine del primo secolo. Per poter capire bene i vangeli, non possiamo mai dimenticare che riportano le parole di Gesù non come se fossero registrate su un qualsiasi strumento tecnologico che oggi teniamo alla portata per trasmetterle letteralmente.
I vangeli sono scritti pastorali che cercano di incarnare e di attualizzare le parole di Gesù nelle nuove situazioni in cui si trovano le comunità della seconda metà del primo secolo in Galilea (Matteo), in Grecia (Luca), in Italia (Marco) ed in Asia Minore (Giovanni).
Nel vangelo di Giovanni, le parole e le domande dei discepoli non sono solo dei discepoli, infatti sono rivelatrici anche delle domande e dei problemi delle comunità. Sono lo specchio in cui le comunità, sia quelle di quel tempo, come pure quelle di oggi, si riconoscono con le loro tristezze e le loro angosce, con le loro gioie e le loro speranze. E trovano luce e forza nelle risposte di Gesù.
Nel Vangelo troviamo una affermazione dei discepoli, che forse potrebbe essere anche la nostra: "adesso parli chiaramente!".
Mi chiedo: riusciamo veramente a capire cosa vuole il Signore da noi? I discepoli pensano di aver capito tutto. Loro colsero una luce vera per chiarire i loro problemi, ma era una luce ancora molto tenue. Colsero il seme, ma senza per il momento conoscere l'albero.
La luce o il seme erano l'intuizione fondamentale della fede secondo cui Gesù è per noi la rivelazione di Dio, che è Padre. Per questo i discepoli dicono: "Per questo crediamo che sei uscito da Dio". Ma questo era appena l'inizio, il seme. Gesù, lui stesso, era e continua ad essere la grande parabola o la rivelazione di Dio per noi. In lui Dio giunge fino a noi e si rivela. Ma Dio non entra in nessuno schema. Supera tutto, disarma i nostri schemi e ci regala sorprese inattese che, a volte, sono molto dolorose. Sì cari miei, possono essere dolorose perché noi non abbiamo il pensiero di Dio. Spesso tentiamo di metterci al suo posto, sopratutto quando pensiamo: "ma perché questo sempre a me e a quello che ruba e uccide non succede mai nulla!". Queste e altre parole simili diciamo quando tentiamo di sostituirci, anche col pensiero, a Dio.
In queste parole che celano l'oscurità di crisi, Gesù anticipa la vittoria che sarà fonte di pace e di resistenza sia per i discepoli di quel tempo, che per tutti noi, fino ad oggi: "Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo." Con il suo sacrificio per amore, Gesù vince il mondo e Satana. Tutti noi che lo seguiamo siamo chiamati a partecipare alla lotta e alla vittoria, sentendone il coraggio che infonde, perché questo è già vincere una battaglia.
Preghiamo allora fiduciosamente con le parole del Salmista: Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.Ho detto a Dio: "Sei tu il mio Signore".Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:nelle tue mani è la mia vita (Sal 15).