domenica 18 maggio 2008

DALL'INCREDULITA' ALLA FEDE

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Il Vangelo che ascoltiamo, alle volte, ci sembra che usi un linguaggio duro ma è tale in quanto dolce perché invita alla riflessione, alla preghiera e alla vita.
Il Vangelo odierno (vedi Mc 9,14-29) è il risultato dell'unione di parecchie narrazioni. L'evangelista Marco ne ha fatto una composizione ben compatta e ben studiata consistente in tre scene ciascuna con un racconto e un dialogo:
- l'incontro di Gesù con la folla e il primo dialogo con il padre del ragazzo epilettico (9, 14-19);
- la presentazione dell'ammalato e il secondo dialogo di Gesù con il padre (9, 20-24);
- l'esorcismo e il dialogo di Gesù con i discepoli (9, 25-29).
La struttura della narrazione mostra che non è l'episodio in sé che interessa l'evangelista, non è il miracolo, ma il dialogo - fra Gesù e il padre, fra Gesù e i discepoli - che percorre tutto il racconto.
Sono le tre affermazioni di Gesù che interessano, e tutte e tre riguardano la fede. Ma il tema della fede è, a sua volta, incluso in un interesse più ampio: la formazione dei discepoli. Tutto, infatti, termina con un dialogo, in privato, fra Gesù e i suoi discepoli.
Il brano infatti mette a nudo la nostra fede, ci provoca, suscita interrogativi in ordine alla qualità e allo spessore del nostro "fidarci" di Dio. Siamo come il papà del fanciullo epilettico che si rivolge a Gesù dicendogli: "Se tu puoi qualcosa, aiutaci"? Oppure professiamo la nostra fede attestando con la vita che "tutto è possibile per chi crede" poiché sempre, a tutti i costi, Gesù può e vuole salvarci?
In verità, quante volte, anche oggi, i discepoli di Gesù, le comunità cristiane, non riescono a guarire, a sollevare dalla disperazione, a ridonare la fiducia e la speranza! E tante sono le persone che restano schiacciati dalla loro tristezza e dalla loro solitudine. Davvero, senza il Signore nulla è possibile ai cristiani. E Gesù lo aveva anche detto: "Senza di me non potete far nulla". Ma l'orgoglio acceca anche i discepoli e li rende impotenti. Il padre del ragazzo, in ogni caso, non curandosi delle diatribe teoriche sorte tra i farisei e i discepoli - cose che succedono ancora oggi in mezzo a noi - si rivolge direttamente a Gesù: "Io credo! Aiuta la mia poca fede!" Ecco il passaggio dall'incredulità alla fede, semplice ma vera
Ai discepoli, che chiedono spiegazione sulla loro impotenza, Gesù risponde indicando loro la forza della preghiera. La fede non può essere prodotta da noi, generazione incredula. E' dono di Dio per tutti. L'unica condizione per ricerverla è quella di chiederla.
Preghiamo secondo questo spirito per poter fare anche noi il passaggio dall'incredulità alla fede.