mercoledì 18 giugno 2008

LA PREGHIERA AUTENTICA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Ritorna ancora il tema della preghiera (vedi Mt 6,7-15). Gesù ci educa alla vera preghiera, converte il nostro cuore da una preghiera zeppa di parole e parole a una preghiera più autentica. La preghiera non è un "sbrodolare" parole con una ripetitività tipica dei riti pagani. Per pregare non importano le nostre espressioni più o meno belle, i nostri pensieri più o meno importanti, ma l'iniziativa dello Spirito che agisce in noi. E' importante rendersi persuasi, a nostro conforto e insegnamento, che solo per mezzo di Lui noi sappiamo pregare. Dice S. Paolo: "Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza perché noi non sappiamo né che cosa si debba chiedere pregando né come convenga chiederlo, ma lo Spirito in persona intercede per noi con gemiti inesprimibili" (Rm. 8,26). Pregare è la consonanza del cuore con quello che diciamo, dietro una persuasione di fondo: quella di essere in intima comunicazione con un Padre tenerissimo. Proprio perché è Padre (ma possiamo dire anche Madre, Amante e Amore!), proprio perché ci "ha fatti e noi siamo suoi", Egli sa già quello di cui abbiamo bisogno. Se vuole che glielo chiediamo, è perché sa anche quanto ciò sia necessario per noi che solo entrando in profonda intimità con Lui, realizziamo veramente la realtà effettiva del nostro essere uomini e cristiani.
Con l'insegnamento del "Padre nostro", Gesù ci ha consegnato un modello di preghiera per eccellenza. Anche questa sola preghiera, interiorizzata, può cambiare la nostra vita. Il "Padre nostro" occupando il centro del discorso della montagna, sembra che ci dia "la sintesi di tutto il Vangelo" (Tertulliano). La prima parola che Gesù insegna è "abbà" (che significa papà). Gesù compie una vera e propria rivoluzione religiosa rispetto alla tradizione ebraica di non nominare neppure il nome santo di Dio, e con questa preghiera ci coinvolge nella sua stessa intimità con il Padre. Non è che "abbassa" Dio; piuttosto siamo noi innalzati a Dio "che sta nei cieli". Egli resta il "totalmente altro" che tuttavia ci abbraccia. È giusto fare la Sua volontà e chiedere che venga presto il regno, ossia il tempo definitivo nel quale sarà finalmente riconosciuta la santità di Dio.
Nel riflettere e pregare, ripensiamo al Padre nostro che abitualmente preghiamo. Ripensiamo assaporandone ogni parola per poter essere innalzati a Dio.