lunedì 30 giugno 2008

«Preparati all'incontro con il tuo Dio, o Israele!» (Am 4,12)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

«Preparati all'incontro con il tuo Dio, o Israele!» (Am 4,12), questo versetto risuona quasi minaccioso. Il profeta vuole descrivere un incontro e un luogo. Dove? Come? Il vangelo di questo martedì, primo giorno del mese di Luglio, è qualcosa di drammatico e sembra che voglia rispondere all'interrogativo.
«Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta violenta» (vedi Mt 8,23-27), racconta il Vangelo: la tempesta, dunque, è il luogo del giudizio annunciato dal profeta Amos? Dio è nelle onde che ricoprono la barca? No! Piuttosto Dio è il nascosto, l'assente: «Gesù dormiva».
Nell'Antico Testamento Dio si manifestava nel frastuono degli eventi, anche se con il profeta Elia vediamo il contrario (vedi 1Re 19,9-14). L'incontro con Dio non avviene nel frastuono dei grandi eventi: ma nel nascondimento di una barchetta, o di una casa di Nazaret, o di una grotta di Betlemme. Dio non è il giudice potente, pronto a schiacciare, immaginato e temuto da tanti uomini: al contrario, è quel Gesù che ci dorme accanto, che sta con noi sulla barca. Ma dorme!
Questa è quella dormizione di cui tutte le volte che siamo in difficoltà accusiamo: dov'è Dio nelle mie difficoltà? Dov'è nelle grandi e piccole ingiustizie del mondo e della storia? Vivere alla presenza di Dio, anche se Dio è assente, diceva Bonhoeffer, morto in un lager nazista: è questa la follia del Vangelo! «Perché avete paura, uomini di poca fede?» dice oggi Gesù ai suoi e a noi: nella tempesta, Dio è con noi; anche quando non lo vediamo, Dio è con noi. Le onde del mare sembrano affondare la barca, il male sembra vincere, solo agli occhi di uomini di poca fede. Che significato può avere questo fatto? Se si pensa che Matteo indirizza il suo racconto alla Chiesa primitiva, già scossa da violente bufere di eresie e di persecuzioni, si capisce l'importanza di quel gridare dei discepoli a Gesù: "Salvaci! Siamo perduti!" Ma fateci caso, non chiamano Gesù "Maestro!", ma "Signore!". Il termine è espressione di una consapevolezza "pasquale". Gesù è il Risorto dalla morte e può ben vincere la tempesta delle più gravi prove. Però a questa invocazione segue il rimprovero: "Perché avete paura, uomini di poca fede?". Gesù poi "sgrida" i venti come negli esorcismi le forze demoniache, e si fa "una grande bonaccia". Ciò significa che più il male esce allo scoperto, più Gesù può prenderlo su di sé e vincerlo con l'amore: è quello che chiede di fare anche a noi, suoi discepoli. Basta aprire gli occhi: se oggi le onde del male si fanno più alte e minacciose, contemporaneamente tanto più il bene si moltiplica e si diffonde il bel tempo e il sole risplende sempre più.
Con sguardo di fede, oggi preghiamo dicendo: Mi fido di te, Signore, non temerò alcun male.