martedì 10 giugno 2008

UNA VITA DI DONAZIONE

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Ricordiamo tra queste righe un apostolo di Gesù: san Barnaba. Il vangelo di questa celebrazione ci richiamo alla donazione di sè, motivata dalla donazione in sè (vedi Mt 10,7-13). Coloro che, come l'apostolo Barnaba, spendono la vita in nome del vangelo, diffondendo gioia, pace e speranza, sono testimoni eloquenti della provvidenza divina. Nella storia di san Barnaba vediamo realizzata questa pagina. Un altro passo degli Atti degli Apostoli racconta che egli, possedendo un campo, lo vendette per darne il ricavato agli Apostoli, mettendo in pratica alla lettera la richiesta di Gesù al giovane ricco: "Vendi quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi". La fiducia in Dio che lo spinge a questo gesto si accompagna in lui alla fiducia negli altri. Arrivato ad Antiochia, invece di angustiarsi e preoccuparsi per questi "pagani" appena convertiti al Vangelo, Barnaba ha una reazione aperta, piena di fiducia: "Quando giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò". Non è un uomo che spegne gli slanci altrui con preoccupazioni di osservanze mmuziose, è "virtuoso, pieno di Spirito Santo e di fede" e esorta tutti "a perseverare con cuore risoluto nel Signore": importante è soprattutto aderire a Cristo. E così "una folla considerevole fu condotta al Signore".
Andare in missione è ancora oggi il grande ideale della Chiesa, un ideale che coinvolge tutti, chi va e chi resta. Matteo elenca alcune norme che costituiscono lo stile missionario. La prima di esse è la povertà. Il discepolo di Cristo dona se stesso gratuitamente: è la povertà più vera e più profonda. Questa povertà si esprime nell'accontentarsi dello stretto necessario (v.9) e nel coraggio (che è fede) di affidare anche il problema di quel poco alla provvidenza di Dio.
Le azioni raccomandate da Gesù per l'annuncio del Regno sono queste: accogliere gli esclusi, fidarsi dell'ospitalità, spingere alla condivisione, vivere stabilmente e in modo pacifico. Se questo avviene, allora possiamo e dobbiamo gridare ai quattro venti: Il Regno è tra di noi! Annunciare il Regno non consiste in primo luogo nell'insegnare verità e dottrine, catechismo o diritto canonico, ma portare le persone ad una nuova maniera di vivere e convivere, una nuova maniera di pensare e di agire partendo dalla Buona Novella, portata da Gesù: Dio è Padre e Madre, e quindi tutti siamo fratelli e sorelle.
Preghiamo in questa celebrazione nel ricordare quest'uomo, che anche noi siamo chiamati ad essere missionari anche nel nostro piccolo. Qualcuno pensa che non è dato a tutti, forse è vero. Ma non si deve pensare per il semplice fatto "ho altro a cui pensare!", quello sarebbe egoismo, cuore che non è capace di amare. Chiediamo il dono dell'amore che ci porta oltre i confini del nostro io. Affidiamoci a santa Teresa di Lisieux, monaca di clausura che nel suo cuore è stata una grande missionaria, ed oggi la veneriamo come patrona delle missioni.