domenica 6 luglio 2008

LA NOSTRA EMORRAGIA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Il Vangelo di questo lunedì della XIV settimana del Tempo Ordinario, parla della bambina risvegliata dal sonno della morte e quello della guarigione della donna che perde sangue (vedi Mt 9,18-26).
Secondo la mentalità dell'epoca, la persona che toccava il sangue o un cadavere era considerata impura e chi toccava questa persona, diventava impuro. Il sangue e la morte erano fattori di esclusione! Per questo, quelle due donne erano persone emarginate, escluse dalla partecipazione alla comunità. Chi le toccava diventava impuro, e quindi non poteva partecipare alla vita della comunità, e quindi non poteva relazionarsi con Dio. Per poter essere ammessi a partecipare in pieno in comunità, c'era bisogno di passare per il rito della purificazione, che la Legge prescriveva. Gesù qui si comporta diversamente, curando per mezzo della fede l'impurità di quella donna, apre un nuovo cammino verso Dio che non dipende più dai riti di purificazione, controllati dai sacerdoti. Non solo, risuscitando la ragazza, Gesù vince il potere della morte ed apre alla vita un orizzonte nuovo.
In questa donna possiamo collocarci anche noi, affetti da emorragia da anni, cioè da una intera esistenza soffriamo una continua perdita di sangue, di una graduale e inarrestabile perdita di vita. Non si tratta soltanto del fatto che minuto dopo minuto, ad ogni respiro, un attimo di vita fugge via e la morte si avvicina. Ancora di più, è l'esperienza di una mancanza di pace, di un affanno crescente o per dirla con parole di oggi: "stress". Davvero sembra che la società, la vita stessa ci "succhi il sangue" e ci lasci sempre più stanchi. Solo Gesù guarisce: è questo il lieto annuncio della donna oggi, rivolto a ciascuno e a tutti.
Ma come riconoscere Gesù tra la folla? Abbiamo una prova certa: è l'unico che dà la vita! Con lui, il flusso di sangue si ferma: non più affanno, ma pace, non più stanchezza, ma vigore, non più il senso della morte che si avvicina, ma il sentimento di una vita che cresce e si rigenera sempre nuova.
Nella nostra preghiera, fermiamoci per capire, per fare un bilancio della propria vita: qual è il sentimento dominante in me? Di una perdita di vita, o di una rinnovata promessa di vita? Cerco Gesù tra la folla? Lo tocco, sto in "contatto" con lui? Preghiamo usando le parole del profeta Osea: Attirami a te, Signore, parla al mio cuore! (Os 2,14).